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L'annuale salvezza della Costituzione
La comica firmaiola contro i “ladri di democrazia” fa sempre il pieno. La parola d’ordine è una sola, categorica e imperativa per tutti, ed essa già trasvola i cuori da Courmayeur a Capalbio: “Alla firma! alla firma!”.
Perciò, a che punto è la Nuova Resistenza? La stagionale comica firmaiola (finiti i Mondiali, in vacanza Santoro, giunge il momento della difesa della Democrazia) è ripartita alla grande. Più che “alla lotta! alla lotta!” – che a volerla fare davvero uno dovrebbe smontare dal pattino, lasciare l’ombrellone, far raffreddare la fonduta – la parola d’ordine è una sola, categorica e imperativa per tutti, ed essa già trasvola i cuori da Courmayeur a Capalbio: “Alla firma! alla firma!”. E’ una Resistenza, si potrebbe così dire, di ordine grafologico, da ritiro del passaporto in questura: nome e cognome e via, ché né vento fischia né infuria la bufera, e quindi, e soprattutto, “alla spiaggia! alla spiaggia!”.
Le “10 riforme contro i ladri di democrazia”, il resistenziale codice di Hammurabi di Padellaro & Travaglio – col solito accorrere di Carlassare, De Monticelli, Rodotà, Settis, Spinelli (appena smaltito il jet lag da Bruxelles), Bonsanti, ronf.-ronf.-ronf., marcia speditamente come locomotiva gucciniana lanciata a bomba contro l’ingiustizia renziana, e giustamente sulla prima pagina del Fatto ogni giorno se ne dà conto, come si fa in diretta per la raccolta fondi di Telethon: diecimila, cinquantamila, centomila (editoriale di celebrazione di Padellaro, con piacevoli rimembranze dei giorni passati: centocinquantamila per la trattativa stato-mafia, cinquecentomila giusto l’estate scorsa, per l’annuale salvezza della Costituzione), centocinquantamila e passa (ieri, alle 17,44, tra l’happy hour e la grigliata, si era a quota 151.576).
Come l’inferno in un trittico di Bosch, mille figurine s’intravedono a oscura minaccia della democrazia e a denuncia dei fervidi denuncianti: Napolitano e B., Renzi e Verdini, Boschi e Gelli… Alle dieci proposte avanzate, chi vuole ne può aggiungere, in apposito spazio, una sua, così, a scienza o a capoccia: monocameralismo o bicameralismo, tricameralismo o box interrato più servizi. Tutto un precipitare di autorevoli adesioni sulle ansiogene pagine: c’è Di Pietro, in formato quasi pasoliniano, che ogni capoverso attacca così: “Ci sto, ecc. ecc., e intanto c’è gente che muore di fame”. C’è Caselli, ovviamente. C’è Flores d’Arcais, figurarsi – se si tratta di mettere una firma – contro il “lord protettore del nuovo regime: Giorgio Napolitano” e plauso al fervore di Padellaro & Travaglio (ah, c’è pure Gomez, solo che uno se lo scorda sempre), “riprende la più nobile tradizione del grande giornalismo americano dall’epoca di Thomas Jefferson”, nientemeno; se si parlava della più nobile tradizione del giornalismo italiano bisognava almeno risalire a Bonagiunta Orbicciani – “Voi che avete mutata la maniera”.
E il dolersi dei lettori, “questo popolo troppo spesso schiacciato da servi, ignoranti, malfattori, che si piega a tutto perché quasi nulla sa”, ohi!, opera quella renziana “scellerata, inquietante, spaventosa”, ahi!, e il popolo stesso che “muore dietro le milioni di televisioni sempre accese, muore inseguendo le migliaia di tweet del buffone di turno, muore ogni inverno…”. Ma adesso è estate. Una toccata scaramantica e alla firma!, alla firma! Luglio, col bene che ti vogliooo…
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