Argentina, 13 anni dopo è ancora default
Proteste da Buenos Aires contro il mediatore Daniel Pollack e il giudice Griesa che ha congelato i fondi utili a rimborsare gli hedge fund.
Nulla di fatto, accordo sul debito saltato e trattativa interrotta. L'Argentina, 13 anni dopo, dichiara nuovamente default. La trattativa con gli hedge fund creditori si è quindi conclusa senza un'intesa, come ha confermato il ministro dell'Economia argentino, Azel Kicillof.
"I fondi speculativi hanno cercato di imporci qualcosa di illegale. L'Argentina - ha incalzato - è pronta a impegnarsi al dialogo e alla ricerca del consenso. Ma cerchiamo una soluzione equilibrata, giusta e legale".
"La Repubblica di Argentina sarà presto in default", ha confermato Daniel Pollack, il mediatore nominato dal tribunale per gestire le trattative tra Buenos Aires e i fondi, "il default non è una condizione meramente tecnica ma un evento concreto e doloroso che colpirà le persone reali".
La prima reazione alle parole di Pollock sono state quelle del capo di gabinetto del governo argentino, Jorge Capitanich, che ha dato al mediatore dell'incompetente, in quanto "incapace di mediare tra le parti, ovvero il suo compito".
Anche Kicillof si è protratto in dura invettiva contro sia i fondi Usa che hanno rifiutato il compromesso proposto da Buenos Aires "cercando di imporre una soluzione illegale", sia l'agenzia Standard & Poor's, che avrebbe declassato il rating del paese a "default selettivo" nonostante, tecnicamente, "il denaro per rimborsare i creditori esista. Tali somme sono però state congelate da un'ordinanza del giudice distrettuale Thomas Griesa, che si è occupato della controversia con gli hedge fune". Il ministro dell'Economia ha inoltre sottolineato: "L'Argentina ha pagato. Ha denaro. Continuerà a pagare. La persona che ha la responsabilità di questa situazione è il giudice Griesa".
Martedì il Foglio ha pubblicato questo articolo di Angela Nocioni nel quale veniva descritto lo scenario argentino.
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