L'Afghanistan dopo il voto resta in stallo. Altre accuse di brogli
I sostenitori di Abdullah diffondono una registrazione (non verificata) che dimostrerebbe pressioni del gabinetto dell'uscente Karzai per far vincere Ghani "con ogni mezzo". E il Paese rischia di spaccarsi
L'Afghanistan continua ad affrontare un impasse post elettorale pericoloso dopo le polemiche generate da un voto fortemente contestato. La crisi politica del Paese rischia di creare un vuoto di potere o, peggio ancora, una polarizzazione pericolosa. Domenica, i sostenitori di uno dei due candidati alle presidenziali dello scorso giugno, Abdullah Abdullah, hanno diffuso una registrazione in cui il vice presidente Mohammed Karim Khalili incoraggiava a truccare i voti per far vincere Ashraf Ghani, l'altro candidato sostenuto dal presidente uscente Hamid Karzai.
Sebbene Ghani abbia smentito tutto, dichiarando che la registrazione è stata manipolata, l'accusa non fa che fomentare le polemiche già scaturite in seguito alle prime elezioni presidenziali democratiche dal ritiro delle truppe americane. Le Nazioni unite stanno monitorando il riconteggio, dopo le pressioni esercitate dagli Stati Uniti, degli otto milioni di voti raccolti, un record insperato prima delle elezioni. Ma anche un'operazione complicata, dato che Ghani e Abdullah non sono riusciti a trovare un'intesa sulle modalità di riconteggio.
"Il risultato delle elezioni deve essere in favore di questa squadra, anche se questo debba andare contro il meccanismo elettorale", è stata la frase che inchioderebbe Khalili e che dimostrerebbe l'imparzialità del gabinetto di Kharzai nella corsa elettorale. L'autenticità della registrazione non è stata ancora verificata da organi indipendenti e resta sconosciuta la fonte che l'ha fornita al partito di Abdullah.
Mentre il gabinetto di Karzai non ha voluto commentare, Abbas Basir, capo dello staff di Khalili, ha definito il video "un falso. Khalili non parla in quel modo. I nostri avversari ricorrono a questi mezzi perché sono sotto pressione", ha aggiunto. In effetti, i primi risultati contestati dall'ex ministro degli Esteri Abdullah, lo vedevano sconfitto dal rivale Ghani. Già la settimana scorsa, l'entourage di Abdullah ha ritardato di una settimana il riconteggio dei voti boicottandolo e tentando di fare ostruzionismo. Soltanto oggi il suo partito ha deciso di di far riprendere i lavori della commissione.
Nonostante i ritardi, l'ambasciatore statunitense in Afghanistan, James Cunningham, ha espresso ottimismo in un incontro tenuto ieri con la stampa. Il diplomatico ha dichiarato di aspettare i risultati definitivi del voto entro la fine del mese. Previsioni che potrebbero però slittare ulteriormente, forse di qualche mese. Nell'attesa di definire la vicenda, il Paese rischia di andare incontro a una polarizzazione etnica, aggravando la sicurezza nazionale. Abdullah è di etnia mista (padre pashtu e madre tagica) e può contare sull'appoggio della minoranza tagica concentrata nel nord del paese. D'altra parte Ghani ha il sostegno delle tribù pashtu a sud e a est. La legittimazione popolare di uno dei due candidati dovrà quindi essere ampia per evitare una spaccatura del Paese.
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