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Marco Pantani durante l'ascesa del Mont Ventoux al Tour del 2010 (foto Ap)
Lasciate in pace Pantani
I sospetti sul suicidio e la cattiva coscienza dei riabilitatori di oggi. Il ricordo del "Pirata" è stato calpestato da chi ha voluto considerare giustizia il proprio punto di vista.
Per dieci anni c’è stato un corpo riverso a terra, senza vita, in una stanza di una pensione di una Rimini invernale; era quello di un drogato, stroncato da un’overdose di cocaina. Suicidio, almeno la verità processuale. Per dieci anni c’è stata una madre e c’è stato un padre che gridavano nel vuoto la loro disperazione di genitori che non volevano e non potevano credere che quello fosse solo il corpo di un drogato, morto per mano e decisione propria. Per dieci anni c’è stato un giudice che ha considerato veritiera la versione più semplice, quella buona per i benpensanti, per i più: perché la fine di Marco Pantani è quella di tanti, quella dei drogati che fuggono dalla loro dipendenza: una morte solitaria, autoindotta.
Dieci anni dopo, invece, un nuovo fascicolo è stato aperto e tratterà dello stesso corpo, della stessa fine. Omicidio, non suicidio, però. Dieci anni dopo c’è sempre una madre, Tonina, e c’è un padre, Ferdinando detto Paolo, che ancora non si arrendono; c’è una perizia che dà loro ragione; ci sono domande, le stesse di allora, alle quali questa volta dovrà essere data una risposta. Dieci anni sono passati però. Nel frattempo c’è stato un uomo il cui ricordo è stato calpestato da chi ha voluto considerare giustizia il proprio punto di vista, da chi non ha fatto o non ha voluto fare tutto quello che poteva per capire cosa era successo, per negligenza o preconcetto non importa.
Ma è tardi ormai. Forse non per la famiglia che ha diritto di sapere; forse non per certa stampa, pronta a restaurare l’immagine di Pantani, e scordarsi così indici tesi e la certezza del doping dopo Madonna di Campiglio. E’ tardi per cambiare le cose, perché nonostante tutto quello che è stato detto, scritto e sentenziato, Pantani continua a essere indimenticato e indimenticabile, campione amato, indipendentemente da un suicidio non chiaro, una morte solitaria e orribile.
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Il Foglio sportivo - in corpore sano
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