L'Italia soffre della stagnazione europea. Renzi: "Riforme e ripartiremo"
Riduzione disoccupazione e produzione industriale: "Ci sono dei segnali che ci dicono che l'Italia non sta messa peggio di altri Paesi europei"
L'incontro con Giorgio Napolitano, poi il viaggio istituzionale in Campagna e in Calabria, prima Napoli, poi Reggio e una puntualizzazione sulla situazione dell'Italia alla luce di quanto emerso dal bollettino mensile della Bce. Matteo Renzi riassume così quanto accaduto: "Non c'e' una situazione di crisi dell'Italia rispetto ad un'Eurozona che viaggia a velocità doppia: questo è accaduto in passato, ora la situazione è cambiata, l'intera Europa vive una fase di stagnazione". Poi punta il dito contro la stampa che, a suo avviso, ha ingigantito il problema: "Ciò che viene dall'estero suona più dolce, o più interessante agli occhi della comunicazione".
"Fino a qualche giorno fa si diceva che l'Italia era il problema dell'Eurozona per il semplice motivo che l'Italia, dovendo fare la prima della classe, aveva già presentato i dati sul pil una settimana prima rispetto agli altri". Poi il presidente del Consiglio ironizza: "Ho chiesto formalmente all'Istat di dare i dati economici una settimana dopo. Perché, se dobbiamo stare una settimana a sentirci dire che da noi va tutto male e verificare, poi, che gli altri Paesi sono messi come noi se non peggio, è evidente come dobbiamo fare un passo in avanti anche nella comunicazione".
Il pil cala, l'Europa rallenta, ma Matteo Renzi riesce a vedere luce alla fine del tunnel: "Ci sono dei segnali - ha precisato riferendosi agli ultimi dati della produzione industriale - che ci dicono che l'Italia non sta messa peggio di altri Paesi europei ma l'Italia ha uno spazio di miglioramento se completerà il percorso delle riforme che abbiamo iniziato. Spendere bene i fondi europei è centrale. Quanto vale - ha domandato Renzi - sul Pil di una regione come la Calabria un'operazione da 200 milioni di euro? Se spendessimo bene i soldi la Calabria avrebbe l'incremento di un punto di pil".
Del percorso riformatore il presidente del Consiglio ha parlato anche con Giorgio Napolitano. Il punto centrale è però la constatazione che "La crescita non si fa abbassando i salari con la motivazione che saremmo più competitivi". Con il Capo dello stato il premier ha però parlato soprattutto dell'aggravarsi della situazione in medioriente e in Ucraina. "Preoccupante", ha commentato.
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