Farsi ripiacere Scalfari
Il Fatto riabilita il Fondatore, già nemico, con speranze antirenziane
Al Fatto, il direttore Padellaro ha una preoccupazione e una certezza. La preoccupazione è che Eugenio Scalfari “si sentirà un po’ solo”. La certezza è che, fosse ancora direttore il Fondatore anziché Mauro, diverso sarebbe il giudizio di Repubblica su Renzi. Padellaro ha molto gustato l’editoriale di domenica di Scalfari, che al premier ha prima “impartito una lezione” sulle “differenze tra deflazione e depressione”, e, meglio ancora, “il tutto condito con un attacco finale alle riforme renziane”. Al Fatto è venuta l’acquolina in bocca – anzi, addirittura nell’evocare Scalfari, “democrazia individuale e sovranità popolare fittizia”, si è riconosciuta l’eco della “democrazia autoritaria” contro cui il Fatto raccoglie (faticosamente) da mesi le firme. E se certo non si aspettano di vedere aggiungersi quella del Fondatore, rivela Padellaro la risaputa “crescente insofferenza del Fondatore per la sudditanza nei confronti di Renzi” da parte del suo successore – che di ogni antirenziano si è liberato, la Spinelli in Europa (con Maltese: tipico esempio di fava una, piccioni due), e Settis a pagina 27.
Lode e speranza, dunque, si nutrono adesso nei confronti di Scalfari, “che dall’alto della barba bianca (dall’alto della barba?, ndr) e della storia personale, può permettersi di non essere ipocrita”. Anche se proprio Scalfari è stato sottoposto a durissima opera di “rieducazione” dal Fatto stesso quando, in anni e mesi passati, ha difeso Napolitano dalle chiacchiere a vuoto sulla “trattativa stato-mafia”. E già, figurarsi, con tanto di risaputa e onorata storia personale, la barba del Fondatore era immacolata. Color neve. E Scalfari, proprio “dall’alto della sua barba bianca”, con vertiginosa perseveranza, si permetteva allora tutta quell’ipocrisia.
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