Obama pensa di attaccare lo Stato islamico in Siria (senza dirlo ad Assad)
Washington prepara missioni di ricognizione nei cieli siriani. Ma la proposta di collaborazione di Damasco contro il terrorismo non verrà presa in considerazione.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama sta pensando di avviare operazioni di pattugliamento aereo in Siria, un'iniziativa che potrebbe prefigurare futuri bombardamenti delle postazioni dello Stato islamico nel nord del paese. La dichiarazione di ieri del ministro egli Esteri siriano Walid Muallem, con cui il governo di Damasco si è detto "disponibile a cooperare con la comunità internazionale contro il terrorismo", ha aumentato le preoccupazioni di Obama. La volontà del presidente, riportano funzionari del dipartimento della Difesa citati dal New York Times, è quella di attaccare i jihadisti in Siria senza fornire alcun vantaggio al presidente siriano Bashar el Assad, tenendolo fuori da qualsiasi forma di cooperazione ed evitando di favorire il suo intento di porsi come interlocutore con l'occidente contro il terrorismo. Muallem ieri ha specificato che la Siria "non tollererà alcuna incursione straniera senza prima essere stata consultata". Un'ipotesi che la Casa Bianca non intende prendere in considerazione e, se gli Stati uniti dovessero davvero colpire lo Stato islamico in Siria, il parere di Damasco verrebbe ignorato.
D'altra parte, Washington ha a disposizione mezzi e armi capaci di aggirare la sorveglianza dei cieli dell'aviazione siriana. Dai missili Tamahawk lanciati dalle navi della Marina militare statunitense nel Mediterraneo, fino ai droni U2 e i velivoli invisibili ai radar (i bombardieri B2). In tal modo, l'aviazione di Assad non si accorgerebbe nemmeno di eventuali violazioni del suo spazio aereo da parte degli americani. L'area degli attacchi americani dovrebbe concentrarsi a nord, nella provincia di Raqqa, la capitale del Califfato, al confine con la Turchia.
Secondo l'Amministrazione Obama, i bombardamenti mirati potrebbero fornire un vantaggio ai ribelli dell'ormai indebolito Free Syrian Army, l'esercito che si oppone al regime e che incarna, a giudizio dell'occidente, l'anima più moderata della rivoluzione. Si tratta però di uomini male addestrati, con risorse limitate in termini di operatività e armamenti. Per questo motivo, lunedì il contrammiraglio statunitense John Kirby ha dichiarato che l'America è anche intenzionata ad aumentare "i propri sforzi per l'addestramento e la fornitura di armi al Free Syrian Army.
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