Il capitale di Renzi
Un prodotto degli ottanta euro è il consenso, è ora di spenderlo
Le ultime statistiche direbbero che avere messo ottanta euro in più nella busta paga degli italiani non incentiva i consumi né incoraggia la popolazione a spendere più di prima. Le vendite al dettaglio nel mese di giugno, il primo mese di disponibilità del bonus, sono rimaste ferme confermando il calo tendenziale di maggio del 2,6 per cento, dice l’Istat. La fiducia dei consumatori vacilla: dopo il picco di maggio, in agosto l’indice è tornato ai livelli di marzo, quando il premier Renzi ha annunciato lo sgravio. Un andamento a parabola che autorizza molti commentatori a certificare che del “miracolo” proclamato con enfasi dal governo non c’è traccia. Certo, i numeri sarebbero stati peggiori senza quel sollievo: parte degli ottanta euro sono finiti in spese mediche o piccoli acquisti. O migliori, se non fossero serviti a pagare quel filotto di tasse su casa e affini di questi mesi o se la congiuntura recessiva (drammatizzata dai media) non avesse convinto molti a risparmiare. Oppure, soprattutto, se il governo avesse detto credibilmente agli elettori che si tratta di uno sgravio permanente, e non one shot.
E’ ancora presto e non deve stupire se non si spende. Ciò detto, il prodotto degli ottanta euro non è soltanto il consumo ma anche il consenso politico. Consenso capitalizzato alle europee che va investito: ora Renzi dovrebbe spendere i suoi “ottanta euro” e assumersi la responsabilità di misure anche impopolari, le sole capaci di invertire una tendenza grave. Partire da un’opera di revisione della spesa che non faccia prigionieri e i cui proventi vadano poi a ridurre la pressione fiscale più alta d’Europa.
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