Quel che Berlino non vede
Oramai in Europa la deflazione è più che una minaccia. In Italia s’è già palesata con i prezzi che scendono a meno 0,1. Ma serpeggia in Germania, in Francia, in Spagna oltreché in Grecia.
Oramai in Europa la deflazione è più che una minaccia. In Italia s’è già palesata con i prezzi che scendono a meno 0,1. Ma serpeggia in Germania, in Francia, in Spagna oltreché in Grecia. Ci sono tutti gli elementi per giustificare l’attuazione delle misure non convenzionali della Banca centrale europea. Mario Draghi ha preannunciato innovazioni affidando al fondo americano BlackRock lo studio del piano d’acquisto di derivati posseduti dalle banche, per ripulirne i bilanci e poter meglio usufruire dei prestiti che la Bce varerà a settembre. Ma dalla Germania giungono critiche a questo attivismo. Il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble intervistato da Bloomberg ha asserito che la Bce “non ha strumenti per combattere la deflazione”, citando come prova il lago di liquidità dell’Eurozona. In realtà prova il contrario: gli strumenti tradizionali varati all’inizio dell’anno non bastano, occorrono quelli straordinari, allora preannunciati, che la Germania aveva bloccato sostenendo che la ripresa era in atto nei paesi virtuosi fiscalmente e che quelli non virtuosi l’avrebbero raggiunta con politiche austere. La Bundesbank ammette che in Germania la ripresa è sfumata. Alla politica fiscale restrittiva s’è aggiunto il freno delle guerre in Ucraina e in medio oriente che hanno danneggiato il commercio. Ma il semplice annuncio delle misure non convenzionali ha già indebolito il corso dell’euro, un chiaro stimolo all’export. Certo la politica innovativa della Bce sarà tanto più efficace quanto più si faranno riforme strutturali.
Per fortuna all’Europa crepuscolare, impersonata da Schäuble, si contrappone un “incrocio favorevole” da sfruttare, come scrivono sul Corriere gli economisti Alesina e Giavazzi: perché sia in Francia sia in Italia si cominciano ad accettare politiche d’impronta liberista. Il settimanale Economist, invece, nota che la Francia ha preso coscienza di essere il malato più grave d’Europa e il presidente Hollande col rimpasto di governo ambisce a raddrizzare l’economia. Certo, non dovrà escludere azioni impopolari. A Parigi si discute dell’abolizione della settimana di 35 ore, come simbolo della svolta. L’Italia con Renzi s’è accorta ben prima della necessità di rottamare. Ha il compito di abbattere l’articolo 18, il nostro simbolo-tabù. Manifesti d’un cambiamento invocato (anche) da Draghi.
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