Fatte le linee, facciamo pure la legge
La sentenza che ha cancellato l’articolo della legge 40 sulla fecondazione assistita che proibiva l’utilizzo di un seme di provenienza esterna alla coppia ha un fondamento costituzionale dubbio, ma essendo stata pronunciata dall’organismo legittimato a farlo in forma legale, va rispettata.
La sentenza della Corte costituzionale che ha cancellato l’articolo della legge 40 sulla fecondazione assistita che proibiva l’utilizzo di un seme di provenienza esterna alla coppia ha un fondamento costituzionale assai dubbio, ma essendo stata pronunciata dall’organismo legittimato a farlo in forma legale, va rispettata. Ciò detto, la fretta ossessiva con cui alcune regioni hanno insistito per arrivare prime al “traguardo”, per ragioni ideologiche o propagandistiche, cadendo anche in strafalcioni giuridici o in contiguità pericolose con tendenze alla selezione genetica, non può essere accettata supinamente. Ha fatto bene il presidente piemontese Sergio Chiamparino a sostenere, insieme alla titolare del ministero della Salute, Beatrice Lorenzin, l’esigenza di emanare al più presto una legge che regolamenti la materia. Contrariamente a quel che sostiene il governatore della Toscana, Enrico Rossi, in assenza di una normativa comune, che non può essere sostituita dalla semplice adozione di linee guida, manca ogni controllo su fenomeni degenerativi, come la moltiplicazione delle donazioni al di là del limite prefissato, mentre non c’è omogeneità nel trattamento su tutto il territorio nazionale, cosa necessaria.
Il fatto che alcune delle distorsioni più vistose siano state corrette, col varo delle linee guida concordate dalle regioni, al punto da indurre Lorenzin a ritenere che il rischio di eugenetica “pare scongiurato”, non garantisce affatto che non se ne possano introdurre di nuove, in assenza di una legge meditata che tenga conto di tutte le questioni, a cominciare dalla conoscenza del donatore, che nascono dalla liberalizzazione della fecondazione eterologa. Naturalmente una legge bisogna farla e farla in tempi ragionevoli, sarebbe sbagliato contrapporre alla frettolosità degli entusiasti dell’eterologa una sorta di rinvio permanente da parte di chi invece non condivide la sentenza della Consulta. Far marcire una questione rilevante nelle solite controversie istituzionali sarebbe una mancanza di rispetto per le persone, e alla fine consentirebbe ogni tipo di arbitrarietà.
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