Haider al-Abadi (foto Ap)

In Iraq, un quasi Maliki bis

Redazione

Insomma, la mascherata irachena è riuscita, il cambiamento chiesto da Obama a Baghdad come condizione per intervenire è arrivato? Vediamo se funziona.

Insomma, la mascherata irachena è riuscita, il cambiamento chiesto da Obama a Baghdad come condizione per intervenire è arrivato? Vediamo. Ieri è uscita la lista dei ministri del nuovo governo – del probabile nuovo governo per essere più precisi, perché in serata c’era il voto di fiducia mentre questo giornale andava in stampa. C’è da ricordare che questo esecutivo dell’Iraq nasce perché quello vecchio era considerato troppo divisivo, troppo sbilanciato a favore della maggioranza sciita e troppo schierato contro la minoranza sunnita e questo stava aprendo problemi enormi – a furia di subire, da quattro anni, i sunniti hanno spalancato le porte allo Stato islamico. L’Iraq da solo non ce la fa: ha bisogno estremo di aiuti militari dall’esterno, perché da solo non riesce a fermare gli uomini di al Baghdadi, l’esercito nazionale ha la stessa resistenza di una sagoma di cartone davanti a un lanciafiamme. Però, fino a quando al comando fosse restato il primo ministro Nouri al Maliki, gli aiuti sarebbero arrivati soltanto in casi di urgenza estrema (vedi la crisi umanitaria che ha colpito gli yazidi, o la battaglia per riconquistare la diga di Mosul). Il presidente americano Barack Obama è stato chiaro a questo proposito: prima un segnale di cambiamento rispetto al passato (leggi: via Maliki), poi vi aiuteremo. Questa era la mascherata richiesta e necessaria: voi cambiate governo e recuperate credibilità con i sunniti, noi manderemo aerei e armi.

 

A dare una scorsa alla lista, sembra un “Maliki bis” sfacciatamente truccato come il motorino di un sedicenne romagnolo. E’ vero che il primo ministro è Haider al Abadi, ma Nouri al Maliki sarà “primo vice primo ministro” e “secondo vice primo ministro” diventerà Osama al Nusayfi, un sunnita (bene) che però odia i curdi (male). Ministro degli Esteri è Ibrahim al Jafaari, un altro sciita responsabile del disastro attuale. Basterà all’Amministrazione americana? Basterà ai sunniti e ai curdi? Se basterà a loro, allora molto bene. Nota: il Califfato imperterrito, non cambierà i suoi obiettivi per un rimpasto a Baghdad.

Di più su questi argomenti: