Gian Carlo Caselli (Foto Lapresse)

Caselli vittima del suo fantaracconto

Redazione

Il film “La trattativa” di Sabina Guzzanti, con la sua versione faziosa e fantasiosa delle relazioni tra stato e mafia, sarebbe dovuto piacere sicuramente a Gian Carlo Caselli, che dai tempi del fantaprocesso contro Andreotti si è caratterizzato come il capofila di questa sorta di super-genere narrativo manettaro.

Il film “La trattativa” di Sabina Guzzanti, con la sua versione faziosa e fantasiosa delle relazioni tra stato e mafia, sarebbe dovuto piacere sicuramente a Gian Carlo Caselli, che dai tempi del fantaprocesso contro Giulio Andreotti si è caratterizzato come il capofila di questa sorta di super-genere narrativo manettaro. Però il film presenta la figura di Caselli in modo ambiguo, indirettamente insinuando che abbia chiuso gli occhi davanti alla (presunta) azione di depistaggio del Ros palermitano. Così Caselli ha cominciato a tempestare di lettere risentite i vari organi di stampa che si sono occupati di questo aspetto particolare della realtà romanzesca inscenata dalla Guzzanti (che secondo Caselli avrebbe utilizzato una “tecnica da cabaret per raccontare la pagina grave e oscura come la mancata perquisizione del covo”).

 

Magari non ha torto. Ma naturalmente per Caselli è farsa cabarettistica solo ciò che lo riguarda, perché pensa altresì di meritare non insinuazioni, ma solo il pieno riconoscimento: per merito suo è avvenuto che “la democrazia italiana non si trasformasse in uno stato-mafia e in narco-stato”, come scrive testualmente e senza tema di ridicolo nell’ennesima autoesaltazione polemica, questa volta in una missiva al Corriere della Sera. Se l’azione controversa di Caselli abbia davvero assestato colpi decisivi alla criminalità organizzata, o se la sua ossessione di implicarvi soggetti politici di primo piano abbia in realtà ostacolato quella lotta, lo deciderà la storia. Non la Guzzanti, ma nemmeno Caselli stesso. In ogni caso vantare meriti per smontare le critiche è un mezzuccio retorico abusato che mette l’ex procuratore al livello della Guzzanti. Se gli fa piacere.