Bufale artatamente modificate
E’ soprattutto la stampa americana ad avere di nuovo puntato l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale sul discutibile standing intellettuale di Vandana Shiva, attivista indiana anti Ogm (Organismi geneticamente modificati).
Roma. E’ soprattutto la stampa americana ad avere di nuovo puntato l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale sul discutibile standing intellettuale di Vandana Shiva, attivista indiana anti Ogm (Organismi geneticamente modificati). Un’inchiesta del settimanale di sinistra New Yorker, dello scorso 25 agosto, ha messo in dubbio alcune delle sue esternazioni più eclatanti – la bufala sui presunti suicidi di massa tra i coltivatori indiani di cotone ogm – e ha demolito la credibilità del suo curriculum scientifico con un puntuale fact checking – nei suoi libri vanta d’essere uno dei fisici più importanti dell’India senza avere titoli. Shiva, con l’appoggio della sua fondazione Navdanya International, con sede a Firenze, da anni anima convegni dove si parla di cibo, agricoltura e povertà facendo propaganda contro la ricerca e la produzione di vegetali con nuove tecnologie. Alla sua “scienza” si abbeverano fan terzomondisti, docenti universitari e politici, sebbene fondi le sue tesi bizzarre su ragioni etiche e filosofiche argomentate distorcendo dati ed evidenze scientifiche. La sua fama globale è comunque indiscutibile. Ultimamente le è valsa la collaborazione con l’Università Bicocca di Milano nel contesto dell’Expo 2015 che l’ha promossa a madrina de facto della manifestazione.
I ricercatori, italiani e non solo, chiedono invece di riequilibrare il pantheon ideologico dell’Expo milanese. Altrimenti che dibattito sarà possibile sul biotech? Per questo ieri alcuni giovani studiosi italiani hanno rilanciato su Twitter l’hashtag #shivafuoridallexpo: sarebbe assurdo, hanno sostenuto alcuni esperti intervistati su questo giornale, tenere lontane le tecnologie più avanzate nell’ambito del miglioramento genetico delle piante da un evento che reca lo slogan “nutrire il pianeta”. Una “sfida”, quest’ultima, che dovrebbe essere affrontata con le “armi” del “rispetto della natura, della biodiversità delle produzioni biologiche”, recita il comunicato prodotto ieri dalla fondazione della Shiva chiamata in causa dalla provocazione di “rottamare” la santona rivolta al premier Matteo Renzi dal professor Eddo Rugini (Università di Viterbo) su questo giornale. Alla fondazione Navdanya International si ritengono oggetto di “una campagna politica” a uso di chi “vorrebbe approfittare dell’Expo per introdurre in Italia le colture geneticamente modificate”. Una versione manichea della realtà buona soltanto a scantonare un confronto costruttivo. Versione smentita dal New Yorker e da chi ha vagliato la carriera della Shiva, la cui cifra si misura su “bugie e disinformazione” per citare il magazine libertario americano Reason che l’ha bollata come “una delle persone peggiori del mondo” in un articolo del 29 luglio scorso. Reason ricorda quando Shiva chiese al governo indiano di ritirare immediatamente i pasti a base di soia e frumento Ogm forniti dall’Agenzia americana per lo Sviluppo per nutrire i sopravvissuti al ciclone che spazzò lo stato di Orissa nel 1999. Per Shiva, gli Stati Uniti si sarebbero serviti di 15 milioni di persone come “cavie” per prodotti geneticamente modificati.
“Forse avrebbe preferito vedere i suoi connazionali morire di fame piuttosto che alimentarsi con cibo da bioingegneria”, notava il professore di biogenetica C.S. Prakash, di origini indiane e di stanza all’Università dell’Alabama. Guai a contestarla. Nelle sue giravolte, da filosofa ad attivista a esperta di fisica, “è occupata a piantare i semi del dubbio tra i creduloni”, dice Anand Ranganathan, ricercatore che l’ha contestata sulle riviste internazionali, e “gli incauti che cercano di metterla in discussione finiranno solo per dare a quei semi il nutrimento di cui hanno bisogno per crescere”. Insomma, come recita un detto Navajo, non si può svegliare chi finge di essere addormentato.
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