Per l'Ocse il pil italiano scenderà dello 0,4 per cento nel 2014
Anche S&P rivede al ribasso le stime di crescita per tutta l'Eurozona. Economia italiana ferma.
Dopo il -1,8 per cento segnato nel 2013, il pil in Italia dovrebbe registrare un calo dello 0,4 per cento nel 2014 e una crescita dello 0,1 per cento nel 2015, ha stimato l'Ocse. Una previsione pessima per il nostro paese cui occorre, secondo l'Organizzazione, una risposta coordinata per tutta l'Eurozona. Le contromisure messe in atto finora dalla Bce, infatti, potrebbero essere insufficienti. Le debolezze strutturali del sistema bancario della zona euro, continua l'Ocse, hanno ostacolato l'efficacia dell'allentamento monetario deciso dalla Bce quale strumento per sostenere la domanda.Il completamento dell'unione bancaria e un "assessment complessivo e credibile" delle banche aiuteranno a riparare il meccanismo di trasmissione della politica monetaria, rendendo più efficaci le misure di stimolo.
L'Ocse avverte del rischio di "un'improvvisa correzione" dei mercati. Nel Rapporto economico intermedio - l'aggiornamento che viene pubblicato a metà strada tra i due Outlook semestrali - l'Organizzazione sottolinea che "il movimento rialzista in
atto sui mercati finanziari appare in contrasto con l'intensificarsi di svariati significativi rischi". Alcune Borse hanno raggiunto record, i rendimenti dei titoli sovrani di molti paesi sono vicini a minimi record e la volatilità dei prezzi delle azioni negli Usa e in Europa è attorno ai livelli pre-crisi, enumerano gli economisti dell'Organizzazione che riunisce i 34 principali paesi industrializzati. Tutto questo - è la conclusione - "mette in evidenza la possibilità che il rischio sia mal valutato, con i relativi pericoli di un'improvvisa correzione".
Intanto, Standard & Poor's taglia le stime di crescita del'Eurozona e prevede che l'economia italiana resterà al palo nel 2014, contro il +0,5 per cento previsto a giugno. Al ribasso vengono riviste anche le stime di Francia (a +0,5 per cento da +0,7 per cento) e Olanda (a +0,8 per cento da +1 per cento), mentre restano invariate quelle di Germania (+1,8 per cento), Spagna (+1,3 per cento) e Belgio (+1,1 per cento).
"I deludenti risultati del secondo trimestre hanno gettato dubbi sulla sostenibilità della ripresa nella zona dell'euro", avverte S&P, secondo cui "le condizioni economiche" dell'area "restano fragili". In particolare, affermano gli analisti dell'agenzia di rating, "sono tre i fattori alla base di questi segnali di debolezza: la crescita degli scambi mondiali è stata abbastanza modesta finora quest'anno; gli investimenti delle aziende hanno mostrato solo piccoli segnali di ripresa; le sofferenze dell'Italia sono diventate più pronunciate".
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