C'è poco da festeggiare
Pil negativo, e le Camere studiano come lavorare di meno, in meno
C’è poco da festeggiare. L’Italia sarà l’unico paese del G7 a chiudere in recessione il 2014, confermano le previsioni settembrine dell’Ocse: quest’anno il pil si contrarrà dello 0,4 per cento (dopo il meno 1,8 del 2013). In queste condizioni, e non è un paradosso, sarebbe meglio che i parlamentari non lavorassero di più, come invece vorrebbe il presidente del Consiglio per smaltire l’ingorgo di decreti in Aula: così avrebbero meno occasioni per avallare provvedimenti inutili. E’ il caso della chiusura degli esercizi commerciali nei giorni festivi in discussione domani alla commissione Attività produttive della Camera: l’intento è di ripristinare con un disegno di legge lo status quo precedente le liberalizzazioni del governo Monti.
Sarebbe una retromarcia dannosa: reintrodurre dodici giorni di chiusura obbligatoria per negozi, supermercati e ipermercati significa che “le vendite calerebbero di un miliardo, gli organici di 7-8 mila unità e i salari distribuiti di 400 milioni”, prevede Federdistribuzione, l’associazione delle imprese della grande distribuzione. La crisi delle catene commerciali si trascina da cinque anni: tra consumi stagnanti e concorrenza dei discount, gli investimenti si sono dimezzati mentre aumentano chiusure e rinunce strategiche. I tedeschi di Billa hanno ceduto il grosso dei supermercati del nord. Ieri Auchan ha venduto gli immobili di tre centri commerciali per fare cassa e reinvestire. Alcune forze politiche, il M5s e parte del Pd, vorrebbero darla vinta alla corporazione dei piccoli commercianti e ai sindacati, tifosi delle chiusure festive. Si concedano una vacanza in Aula, gioverebbe a tutti.
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