Matteo Renzi

Renzi prova a rottamare Camusso: "Penso alla gente non alla Thatcher"

Redazione

"Vogliamo un mercato del lavoro giusto", dice il presidente del Consiglio. Nel pomeriggio anche Pier Luigi Bersani era intervenuto sostenendo che il premier "rischia di frantumare i diritti dei lavoratori".

Sulla riforma del lavoro, Matteo Renzi rispedisce al mittente le polemiche inalzate da Susanna Camusso e Pierluigi Bersani oggi. Il presidente del Consiglio, con un video sul suo sito, punzecchia soprattutto il segretario generale della Cgil: "A quei sindacati che vogliono contestarci io non chiedo di darci almeno il tempo di presentare le proposte prima di fare le polemiche ma chiedo: dove eravate in questi anni quando si è prodotta la più grande ingiustizia, tra chi il lavoro ce l'ha e chi non ce l'ha, tra chi ce l'ha a tempo indeterminato e chi precario e soprattutto tra chi non può neanche a costruirsi un progetto di vita perché si è pensato a difendere solo le battaglie ideologiche e non i problemi concreti della gente?".

 

 

Renzi ha inoltre respinto al mittente l'associazione fatta da Susanna Camusso con Margareth Thatcher: Il nostro modello non è questo, "è una preoccupazione del passato, ideologica", "noi vogliamo un mercato del lavoro giusto, di gente tutta uguale".

 

Nel pomeriggio anche l'ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani, era intervenuto per criticare l'operato del governo Renzi nel corso di una intervista a Radio Montecarlo: "Altro che modello tedesco, Renzi rischia di frantumare i diritti dei lavoratori".

 

Commentando le parole di Susanna Camusso ("Mi sembra che il presidente del Consiglio abbia un po' in mente il modello della Thatcher", ha detto oggi il segretario della Cgil), Bersani afferma: "Io preferisco fare un ragionamento diverso: noi abbiamo assolutamente bisogno di una riforma, ma si rischia che si perda l'occasione per una riforma vera. Renzi vuole avvicinarsi al modello tedesco ma così facendo ci stiamo allontanando da quel modello, in questi giorni c'è spazio per riflettere e per fare una riforma seria che riconosca i diritti dei lavoratori e non li cancelli o li frantumi. La riforma ci vuole ma deve essere seria e non certo una bandierina da sventolare di fronte agli elettori o all'Europa".

 

Quanto al paragone con la Thatcher, l'ex segretario spiega: "Non voglio credere che ci sia l'idea di fare un braccio di ferro inutile e sterile: servono novità. Se il neo assunto non ha tutte le garanzie, come gli altri suoi colleghi, va bene purché sia solo per un breve periodo, però a un certo punto bisogna arrivare alla pienezza delle tutele,  compreso - e questo deve esser garantito sin da subito - il reintegro in caso di licenziamento ingiusto che esiste in tutta Europa. Se Sacconi deve innalzare una bandiera, lo faccia pure, è un suo problema, non certo può essere un problema del Pd che piuttosto deve pensare solo a riformare l'Italia".

 

Al Senato, dunque, "saranno presentati molti emendamenti, non solo sull'obbligo di reintegro in caso di licenziamento ingiusto: l'importante è che il governo precisi le sue intenzioni, perché se l'interpretazione è quella sentita da Sacconi e altri, allora non ci siamo proprio. Andiamo ad aggiungere alle norme che danno solo precarietà ulteriore precarietà, andiamo a frantumare i diritti, non solo l'articolo 18 e allora sarà battaglia".

 

Renzi non rischia di spezzare la corda? "Certo, è possibile - ammette l'ex segretario-, ma spero proprio di no, dobbiamo trovare un equilibrio tra capitale e lavoro: è questa l'essenza del riformismo. Il governo deve capire che siamo davanti a un punto molto sensibile", "adesso dobbiamo trovare un accordo. Mi viene da ridere quando sento parlare di tabù da infrangere o bandierine sull'articolo 18". E rispondendo alle accuse di non volere le riforme, Bersani stoppa le polemiche: "Non ci si provi neanche, sono altri che non vogliono le riforme...".

 

[**Video_box_2**]Precedentemente era stata Susanna Camusso a parlare e a criticare Renzi: "Mi sembra che il Presidente del consiglio abbia un po' in mente il modello della Thatcher", ha detto dal segretario della Cgil durante l'inaugurazione della nuova sede lombarda del sindacato. "La conseguenza del modello degli ultimi 20 anni - ha aggiunto - è un sistema fatto di divisioni che ha portato precarietà e non competitività". Secondo quanto spiegato da Camusso, Renzi sembra avere un'idea propria "delle politiche liberiste estreme", vale a dire la concezione che "sia la riduzione delle condizioni dei lavoratori lo strumento che permette di competere e non, invece, che serva creare lavoro di qualità, di procedere all'innovazione, spingere su investimenti e ricerca". A giustificare il parallelo Renzi-Thatcher, dunque, sarebbe "il rovesciamento dei fattori: mi ricorda la stagione del liberismo - ha chiarito - le cui conseguenze l'Europa le paga tutt'ora. E continuando ad essere prigionieri della linea dell'austerità e del rigore che,come è noto, non ha risolto la crisi in nessun paese".