Speriamo che girino
Le banche snobbano Draghi ma in Europa si investe alla grande
A giudicare dalla fiacca reazione dei mercati è stato deludente il debutto del programma quadriennale di prestiti (agevolati) alle banche promosso dalla Banca centrale europea. Nella prima asta di ieri i 225 istituti dell’Eurozona hanno prenotato 82,6 miliardi (23 per quelle italiane, il 28 per cento del totale) sugli oltre 100 attesi dagli esperti. Le banche nordeuropee scoppiano di liquidità e ritengono di non averne bisogno, quelle dei paesi periferici sono guardinghe in attesa dei risultati degli stress test sui loro bilanci. E’ prematuro dare giudizi o azzardare che Mario Draghi ha preso uno schiaffo dalle banche. La Bce ha inaugurato lo strumento principe, e se ne affiancheranno altri, per mettere le banche nelle migliori condizioni per tornare a prestare e a investire in un’Europa che, al contrario di quanto dicono i pessimisti professionisti, è il migliore posto dove rischiare capitali. Il Vecchio continente scivola nelle classifiche internazionali in quanto a competitività, ma eccelle per stabilità politica, grado di apertura commerciale e politiche promercato. Un recente sondaggio di Ernst & Young (“Europe: back in the game”) dà ragione a chi esalta queste qualità: il 45 per cento dei capi azienda interpellati dalla società di consulenza britannica vede nell’Europa la destinazione prediletta per investire quest’anno, superando la Cina per la prima volta dal 2006 (sebbene con un margine risicato di preferenze).
Nel 2013 è stato raggiunto il record storico di progetti finanziati (3.955, più 17 per cento rispetto al periodo pre-crisi, più 4 a confronto col 2012). Facile immaginare quale sarà l’approdo preferito in un continente che viaggia non a due ma a quattro velocità – paesi dell’est in crescita del 3 per cento; Germania, Uk, Svezia dove la ripresa è relativamente solida; Francia, Spagna, Belgio in surplace; Italia e Grecia che crescono meno dell’1 per cento. In questo contesto Draghi offre un’opportunità senza pari alle banche per bilanciare i conti in Eurozona purché finanzino le piccole e medie imprese. E’ dallo scatto delle Pmi, spina dorsale di Italia e Spagna, che dipende la ripresa o l’affossamento del pil. Speriamo che i soldi della Bce girino: ciò è rilevante per superare la sindrome (anche italiana) della crescita allo “zero-virgola” e, di conseguenza, riuscire a intercettare il flusso di investimenti globale.
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