Luca Lotti e Maria Elena Boschi (foto LaPresse)

Perché dal jobs act passa il futuro del governo

Redazione

L'avvertimento di Lotti, la resistenza di Camusso e la ricerca di un lavoro della minoranza Pd.

Lo scontro ideologico attorno all'articolo 18 continua. Da un lato il governo, pronto a riformare il mercato del lavoro per renderlo più flessibile e in linea con le esigenze attuali, dall'altro i sindacati, coadiuvati dall'ala minoritaria del Pd, che provano a innalzare barricate per far sì che nulla cambi in fatto di diritti acquisiti. E se in mattinata era intervenuto nel dibattito il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, sostenendo la necessità di cambiamenti e il superamento di questo "mantra, che va smontato, in quanto rappresenta uno dei freni maggiori, forse il più mediatico, che impedisce investimenti di capitale straniero anche in Italia", nel pomeriggio è arrivata la replica di Susanna Camusso che ha criticato le parole di Squinzi: "Vedo dei repentini mutamenti di opinione perché ricordo molte dichiarazioni del presidente di Confindustria che dicevano esattamente l’opposto". E dopo le critiche il segretario generale della Cgil minaccia di ricorrere alla piazza, "anche da soli", perché "la Cgil ha già detto e continuerà a ribadire che inizierà la mobilitazione".

 

Minacce di mobilitazione, non generale in quanto la Uil sembra aver fatto un passo indietro e la Cisl non si è dimostrata così battagliera, che il sottosegretario Delrio ha cercato di rimandare al mittente, sottolineando che "la riforma complessiva del mercato del lavoro così come l'abbiamo concepita estende i diritti ai milioni di cittadini che ora non li hanno" e "la risposta ai problemi occupazionali del nostro Paese è il contratto a tutele crescenti che include e supera tutti i vecchi sistemi che davano protezione", ma che poi "in realtà non la davano perché non è che in Italia grazie all'articolo 18 non siano stati fatti licenziamenti".

 

[**Video_box_2**]Il tema lavoro continua però a creare anche problemi all'interno del Pd, nonostante gli inviti all'unità del ministro delle Riforme costituzionali, Maria Elena Boschi e di parte dell'esecutivo. E così, mentre Cesare Damiano e Stefano Fassina mettono in dubbio l'utilità della riforma, sottolineando l'efficacia dei diritti acquisiti all'interno dello Statuto attuale, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Luca Lotti, interviene nel dibattito per ricordare a tutto il partito come "il segretario del Pd è stato scelto con le primarie sulla base di un programma chiaro. Qualcun altro ha perso le primarie e ora non solo pensa di dettare la linea ma lo fa prima ancora che si svolga una discussione nei luoghi preposti, come è la direzione del partito. Dalla riforma del mercato del lavoro - continua - passa la spinta di cambiamento di cui hanno bisogno il paese e soprattutto tutti quelli che in questi anni sono rimasti fuori dalle tutele. Qui si tratta del futuro di milioni di giovani non di far sopravvivere retaggi ideologici".