I war game di Pechino
La Cina fa esercitazioni con l’Iran, e il messaggio è tutto per l’America.
I cinesi l’hanno chiamata una “visita amichevole”. Ieri due grandi navi da guerra, il cacciatorpediniere Changchun e la fregata Changzhou della marina cinese, sono attraccate nel porto iraniano di Bandar Abbas, sul golfo Persico, per iniziare una serie di esercitazioni militari congiunte tra Pechino e Teheran. E’ la prima volta che navi da guerra cinesi si fanno vedere nel golfo Persico insieme a quelle iraniane (le esercitazioni saranno concentrate sulle missioni di recupero), ed è un segnale importante perché di solito, con altri partner, a dominare sui mari mediorientali sono le fregate dell’America, che ha una base in Bahrein e una portaerei nella regione.
Pechino protesta da tempo contro la presunta invadenza delle flotte americane nel mar Cinese, e le esercitazioni fanno parte di una strategia volta a rispondere alla sorveglianza americana con maggiore aggressività. La scelta del partner, poi, è un modo per mandare a dire all’occidente che non c’è nessuna sanzione e nessun embargo che possa dissuadere Pechino dall’organizzare dei war game con l’Iran degli ayatollah, Bomba o non Bomba, e dal fare affari con la Russia di Putin (un nuovo contratto multimiliardario per le forniture di gas è in arrivo). La Cina è il più grande importatore di petrolio iraniano, e i commerci con Pechino, seppure resi difficili dal sistema di divieti messo in piedi dall’occidente, sono una spina nel fianco della strategia di Washington contro Teheran. E’ proponendosi come alternativa al sistema strategico occidentale che la Cina cresce in potenza e pericolosità. E sotto il presidente Xi Jinping, la minaccia è ancora più concreta.
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