La minoranza del Pd avvisa Renzi: "Sull'art. 18 ci ascolti o la parola passa alla base"
Riunione dei dem che si oppongono all'abolizione del reintegro del lavoratore licenziato per ingiusta causa. Presentati sette emendamenti al Senato.
"Non si può ridurre tutto a una questione di disciplina di partito. Restiamo fedeli al mandato parlamentare, che non comprendeva questa riforma, rivendichiamo perciò l'autonomia dei gruppi. Se non ci sarà disponibilità all'ascolto da parte della maggioranza, sullo sfondo resta sempre la possibilità di consultare la nostra base", con un referendum. Lo spiega Alfredo D'Attorre al termine della riunione della minoranza dem aggiungendo che gli emendamenti presentati al Senato vanno tutti nella direzione del modello di mercato del lavoro tedesco, che è quello a cui si è ispirato il jobs act nella versione iniziale e che Matteo Renzi presentò alle primarie. "Chiediamo che ci sia un documento unitario in direzione che tenga conto di queste proposte di modifica e che la direzione si occupi anche di legge di Stabilità", ribadiscono Fassina e D'Attorre.
Gli emendamenti presentati dalla minoranza del Pd sono sette, tutti riguardanti l'articolo 4, con un numero di firme da un minimo di 28 a un massimo di 38. Le modifiche si concentrato su diversi aspetti della delega, dal numero delle forme contrattuali ai controlli, dal sistema dei 'voucher' alla modifica delle mansioni. Un emendamento in particolare si concentra sulle tutele dei lavoratori, introducendo una sorta di 'limite' alla validità del nuovo contratto a tutela crescente in relazione all'anzianità del lavoratore: dopo quattro anni si fa riferimento alle tutele previste dal sistema attualmente in vigore.
Alla riunione di stamattina alla Camera hanno partecipato Rosy Bindi, Francesco Boccia, Stefano Fassina, Alfredo D'Attorre, Paolo Fontanelli, Vannino Chiti, Pippo Civati tra gli altri. "Non chiamateci fronda delle minoranze. Non è così. C'era anche Boccia con noi stamattina. Qui stiamo solo cercando di dare una mano al partito", dice D'Attorre. Una mano che si traduce in 7 proposte di modifica della delega al lavoro, imperniate attorno a un modello: "Ci rifacciamo al modello tedesco, mentre c'è chi vorrebbe portarci in Spagna o in Romania...", aggiunge D'Attore. Sul punto dell'articolo 18, Fassina argomenta: "La nostra posizione è il modello tedesco, lo stesso che il presidente del Consiglio indicava in passato. Prevede il reintegro, come possibilità in casi di manifesta infondatezza del giustificato motivo che viene addotto per il licenziamento. E' ridicolo chi mette in mezzo il licenziamento discriminatorio come concessione alla minoranza. Ci manca solo che il Pd pensi di derogare alla Carta fondamentale dei diritti dell'uomo del 1948...".
In mattinata sull'argomento è intervenuto il ministro del Welfare Giuliano Poletti che davanti ai senatori del Pd riuniti ha assicurato che "il reintegro per discriminazione non è mai stato in discussione".
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