Pier Luigi Bersani e Susanna Camusso (foto LaPresse)

Minoranze del Pd verso la resa: si cerca il disperato accordo con Renzi

Redazione

Maurizio Landini pensa a scioperi creativi, Susanna Camusso fa aperture, Pier Luigi Bersani e Gianni Cuperlo si fanno possibilisti.

Renzi striglia le minoranze dall'America e le minoranze rispondono, ma questa volta chete, meno combattive dei giorni scorsi. Parla ancora Pier Luigi Bersani: "Se un segretario del partito, vuole trovare una sintesi, come penso dovrebbe, non solo secondo me è possibile ma anche abbastanza agevole: basta volerlo". L'ex segretario del Partito democratico abbassa i toni, evita lo scontro aperto, dopo che in mattinata anche Gianni Cuperlo, intervistato da Rainews24, si era dimostrato possibilista a una discussione senza barricate: "E' possibile una soluzione di buon senso, per esempio allungando il periodo di prova dei nuovi contratti, lasciando però al termine del percorso anche la possibilità del reintegro. Credo - ha aggiunto - che sia dovere del Pd discutere per trovare una posizione unitaria per fare della riforma del lavoro una riforma importante per il paese". 

 

Dalle minacce, alle proposte. Parla sempre l'ex presidente del Partito democratico: "Le priorità sono tante: penso allo sfoltimento della giungla dei contratti, alle risorse per estendere tutele e formazione. E poi dobbiamo discutere nel merito del salario minimo per chi non ha un contratto e dei nuovi ammortizzatori. Questi mi sembrano pilastri importanti del jobs act".

 

[**Video_box_2**]E così mentre Maurizio Landini pensa a scioperi creativi per tentare di attrarre anche i disoccupati e i precari che dell'articolo 18 non hanno mai goduto, Susanna Camusso fa aperture parziali sugli anni di sospensione dell'articolo 18 per i neoassunti e Beppe Grillo dalla tastiera del suo blog digita proclami di immobilismo - "Una riforma per ricattare i lavoratori che possono essere licenziati senza giusta causa. E perché? Perché ce lo chiede l'Europa... ma l'Europa, con rispetto parlando, può andarsene a fanculo. L'articolo 18 non si tocca" - il ministro del Lavoro Giuliano Poletti fa chiarezza e sottolinea qual'è il punto in questione: "Non possiamo fare pasticci all'italiana. Non ci si può fermare davanti a dei tabù. Noi abbiamo bisogno di dare fiducia e chiarezza perché ci siano investimenti". Quindi avanti con il piano di lavoro, con qualche colloquio magari, ma con le idee chiare che non c'è tempo per aspettare i capricci altrui.