Il deposito di Amazon a Leipzig in Germania (foto Ap)

Sindacato non ti parlo

Redazione

Le sigle sindacali tedesche sono tra le più potenti d’Europa, hanno una influenza notevole nella gestione delle aziende, entrano nei Consigli di sorveglianza delle compagnie. Ma in Germania Amazon sta facendo impazzire le organizzazioni dei lavoratori. Come? Le ignora.

Roma. I sindacati tedeschi non sono abituati a essere ignorati. Sono tra i più potenti d’Europa, hanno una influenza notevole nella gestione delle aziende, entrano nei Consigli di sorveglianza delle compagnie. Il loro modello collaborativo è additato dai media internazionali come una delle ragioni per cui la Germania è uscita dalla crisi del 2008 come l’indiscussa potenza economica del Vecchio continente. Se vuoi fare impresa in Germania devi fare i conti con i sindacati, che sono flessibili e pronti al dialogo, sì, ma potenti. Così, quando nel maggio 2013 hanno dichiarato guerra al gigante americano Amazon, i sindacalisti tedeschi di Ver.di, che sta per Vereinte Dienstleistungsgewerkschaft, Sindacato unitario dei servizi, e che è il secondo più grande di Germania, tutto si sarebbero aspettati tranne la strategia del silenzio.

 

L’ultimo sciopero di Ver.di contro Amazon è stato questa settimana. Alle manifestazioni di lunedì e martedì – organizzatissime, con i manifesti stampati da tipografie professionali e i biscottini serviti a chi sfilava – hanno partecipato circa 2.000 su 9.000 lavoratori a tempo indeterminato (erano solo 1.300, secondo Amazon) in cinque dei nove stabilimenti che la compagnia ha aperto nel paese. Formalmente la ragione della protesta, che va avanti da quasi un anno e che ha avuto il suo culmine lo scorso Natale, quando uno sciopero rischiò di mettere in difficoltà Amazon nel periodo più frenetico dell’anno (l’azienda dice che non è successo, e che anzi è riuscita a gestire senza intoppi un aumento degli ordini), riguarda gli stipendi. Amazon paga i suoi dipendenti come lavoratori della logistica, poco meno di 10 euro l’ora, i sindacati vorrebbero che gli stipendi fossero quelli dei lavoratori della vendita al dettaglio, che arrivano fino a 13 euro. Ma dietro alla questione della paga (che secondo Amazon è arricchita da molti benefit, come le azioni della compagnia) c’è un problema di influenza. Ver.di, infatti, vorrebbe che Amazon firmasse un contratto collettivo sugli stipendi del settore, che farebbe entrare il sindacato nell’azienda e gli darebbe la capacità di influire sulle sue decisioni. I sindacati tedeschi sono riusciti a imporre contratti collettivi a molte grandi imprese straniere, come Ikea e McDonald’s, che ora si dicono soddisfatte degli accordi, ma Amazon resiste. Resiste agli scioperi (anche se nell’ultimo anno ha concesso qualche vantaggio ai suoi dipendenti, come un bonus di circa 600 euro sotto Natale) e, come ha scritto Sarah Sloat sul Wall Street Journal di ieri, ignora i sindacalisti. Nessuna concertazione, nessun tavolo di trattativa, nessun incontro riservato, nessuna convergenza. Amazon con i sindacati tedeschi non ci parla – e questo, per loro, è un affronto insopportabile.

 

[**Video_box_2**]“Finché Amazon non ci parlerà, ci saranno altri scioperi”, ha detto al Wall Street Journal Christian Krähling, un impiegato di Amazon affiliato a Ver.di nello stabilimento di Bad Hersfeld, uno dei più colpiti dalle proteste. Amazon, in realtà, coi lavoratori ci parla. Ma rifiuta le intermediazioni, e si rivolge direttamente ai dipendenti nell’azienda, o alle organizzazioni autogestite dei lavoratori dentro agli stabilimenti. E nonostante i report che negli scorsi anni hanno parlato di condizioni di lavoro estreme e a volte illegali, tra i dipendenti sono nati dei gruppi di sostegno alle politiche dell’azienda in Germania. Amazon ha aperto i suoi stabilimenti in zone dove la disoccupazione è alta, offre ferie e maternità, e i suoi stipendi sono più alti del salario minimo a livello nazionale.

 

I sindacati tedeschi definiscono quello di Amazon un atteggiamento da “selvaggio west”, da predone del mercato del lavoro, ma dietro alle proteste c’è l’incapacità di adeguarsi ai nuovi modelli, come quelli delle compagnie del tech. Amazon in Germania non ha un ceo, ha pochi uffici davanti ai quali organizzare manifestazioni, e ha esigenze che mandano in confusione le rigidità dei sindacati. L’azienda è più veloce nelle decisioni e nelle pratiche, per esempio assume decine di migliaia di lavoratori stagionali (ben remunerati) nei periodi di bisogno, e le organizzazioni dei lavoratori non riescono a starle dietro. Altre grandi compagnie del settore, come la tedesca Zalando, stanno rifiutando i contratti collettivi, secondo alcuni ce n’è abbastanza per mettere in discussione un modello.

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