Chi sono i due insider che accusano quel gran copione di Zakaria?
Una volta la rivista Esquire ha definito Fareed Zakaria, giornalista di punta della Cnn e columnist del Washington Post e di Time magazine, come “il più influente consigliere in politica estera della sua generazione”. Era il 1999, Zakaria era il direttore di Foreign Affairs.
Roma. Una volta la rivista Esquire ha definito Fareed Zakaria, giornalista di punta della Cnn e columnist del Washington Post e di Time magazine, come “il più influente consigliere in politica estera della sua generazione”. Era il 1999, Zakaria era il direttore di Foreign Affairs. Negli anni successivi avrebbe avuto ruoli di primo piano nel meglio dei media americani. Sulla Cnn Zakaria ha un programma che porta il suo nome, “Fareed Zakaria Gps”, e da tempo è considerato una delle voci più importanti della coscienza liberal americana. La scorsa settimana Esquire è tornato su Zakaria, e il redattore Ben Collins, che al tempo del “più influente consigliere” ancora non lavorava per la rivista, questa volta lo ha chiamato “plagiaro”, e ha detto che la Cnn preferisce lui a chi fa “vero giornalismo” – con la conseguenza evidente che quello di Zakaria vero giornalismo non è.
La storia dell’accusa di plagio a Fareed Zakaria è iniziata quest’estate, ha un precedente famoso e due accusatori anonimi con pseudonimi ridicoli, Crushing Bort e Blippo Blappo. Il loro blog, Our bad media, ha aperto a luglio, e dopo poco ha provocato il licenziamento di uno dei redattori di BuzzFeed, Benny Johnson. Crushing Bort e Blippo Blappo sono andati a scavare nell’archivio immenso dei suoi articoli (BuzzFeed è un sito di rapido consumo, un redattore scrive molti pezzi al giorno) e hanno trovato decine di casi in cui Johnson trascriveva frasi da altri media senza citarli, o riportava dati senza dirne la fonte. Johnson è stato sloggiato, e i due anonimi sono passati al piatto forte, Fareed Zakaria.
Zakaria è già stato accusato di plagio una volta. Nel 2012 ricopiò in un suo editoriale per Time una frase scritta da Jill Lepore per il New Yorker e cercò di farla passare come sua. Ci furono scuse e una sospensione di una settimana da parte dei suoi datori di lavoro, che dissero di aver fatto una revisione di tutti i suoi articoli e che il plagio era un caso isolato. Poi sono arrivati Crushing Bort e Blippo Blappo. In una serie di post su Our bad media i due riportano le decine di casi in cui Zakaria ha preso in prestito delle frasi o ha usato dei dati nei suoi articoli e nei suoi servizi per la Cnn senza citare gli autori. Le sue “fonti” sono decine, e vanno dal New York Times a Wikipedia. In alcuni casi Zakaria ha trascritto se stesso, in altri ha rubato dati vecchi che poi si sono rivelati sbagliati. Su internet si è tornato a parlare di “Xerox Zakaria”, dal nome della marca di fotocopiatrici, e gli articoli di Crushing Bort e Blippo Blappo hanno iniziato a circolare. Anche perché Our bad media, il loro blog, è una lettura particolarmente interessante. E’ ben scritto, ben titolato, il testo è confezionato in maniera coinvolgente, è pieno di immagini con i plagi evidenziati a colori vivaci. Presto è iniziata a girare la voce che Crushing Bort e Blippo Blappo sono due talpe, due insider nell’industria dell’editoria che si stanno togliendo qualche soddisfazione. Il loro metodo di lavoro è troppo preciso per essere quello di due dilettanti, e la loro conoscenza dei media americani troppo profonda. Di recente hanno attaccato (senza accusarlo di plagio) anche Tom Friedman del New York Times, mostrando di conoscere i suoi articoli come solo qualcuno del mestiere (o qualcuno con delle ossessioni notevoli) potrebbe. I report di Our bad media hanno ricevuto anche molte critiche. Quelli riportati da Crushing Bort e Blippo Blappo sono in parte casi di vero plagio, in parte fatti e dati già riportati da altri giornali, e “rubare” all’Economist i dati sui volumi del commercio del Messico senza citare l’autore è un peccato, sì, ma trascurabile – chi non l’ha fatto almeno una volta? I datori di lavoro di Zakaria lo difendono fin dalle prime accuse, ma da poco è entrato in gioco anche Esquire, rivista maschile e gossippara dal pubblico troppo ampio per essere ignorato.
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