Hong Kong, Leung Chun Ying annuncia: "Non mi dimetto"
Il capo dell'esecutivo resta al suo posto nonostante l'ultimatum. "Se occupate le istituzioni ci saranno gravi conseguenze".
Il capo dell'esecutivo di Hong Kong non si dimette. Leung Chun-Ying ha rifiutato di soddisfare le richieste degli studenti, che avevano chiesto la sua uscita dal potere entro le 18 di oggi (ora italiana). Leung ha avvertito i manifestanti che subiranno "gravi conseguenze" da un'eventuale occupazione degli edifici governativi, annunciata in precedenza dai capi della protesta. Leung Chun-Ying ha dichiarato di essere disponibile a incontrare i rappresentanti del movimento di protesta ma non ha tuttavia indicato date certe per programmare gli incontri con l'opposizione. "Non lascio èperché ho ottenuo il suffragio universale", ha detto Chun Ying riferendosi alla contestata legge elettorale che prevede un numero ristretto di candidati, scelti da Pechino.
Nel frattempo, un numero crescente di manifestanti, soprattutto studenti, continua a bloccare gli accessi all'ufficio del capo dell'esecutivo, malgrado la polizia abbia avvertito del rischio di "serie conseguenze" se vi sarà un tentativo di fare irruzione negli uffici. Un portavoce della polizia ha anche chiesto agli attivisti di disperdere la manifestazione. Il confronto a distanza ravvicinata tra i manifestanti e la polizia continua da ore, scandito dagli slogan e dai cori di Occupy Central, e sorvegliato, a tratti, dalla presenza di droni sopra l'area. Le forze di sicurezza non hanno escluso il ricorso a "un uso appropriato della forza", secondo quanto riportato da un sovrintendente di pubblica sicurezza, compreso l'impiego di lacrimogeni contro i manifestanti, come accaduto domenica scorsa.
"Vediamo la polizia in assetto antisommossa e con i candelotti lacrimogeni, non sappiamo quando useranno nuovamente la violenza contro di noi", ha dichiarato il 17enne Joshua Wong, uno dei leader della protesta studentesca. Intanto continuano i sit in in cinque distretti di Hong Kong, con i manifestanti pronti a rimanere anche durante la notte. Domani, dopo due giorni di vacanza per la festa nazionale, dovrebbero tornare al lavoro circa 3 mila funzionari governativi, ma troveranno le strade bloccate e gli uffici circondati. I manifestanti, sono impegnati da giorni in una protesta contro le restrizioni elettorali imposte da Pechino.
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