Draghi avverte: "I politici che non fanno riforme spariranno per sempre"
Netto giudizio del presidente della Bce sulla necessità di interventi strutturali in Ue. E sull'Italia dice che bisogna fare in modo che per le imprese sia più faciel assumere che licenziare.
Nell'Eurozona molti "governi oggi hanno forti incentivi a riformare: se i governanti non lo fanno spariranno per sempre dalla scena politica perché non saranno rieletti. I governi che non faranno le riforme dovrebbero essere rimossi, e dovrebbero essere gli elettori a farlo". E' il netto giudizio espresso dal presidente della Bce Mario Draghi in un incontro in corso alla Brookings Institution di Washington. "Senza riforme", ha sottolineato Draghi, non ci può essere ripresa". Nello stesso giorno in cui il direttore del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, ha ribadito il "rischio recessione per l'Eurozona", Draghi ha ricordato che l'area dell'euro "è impegnata sia sul fronte delle riforme che su quello della ripresa". Ma, ha aggiunto, "i problemi che stiamo affrontiamo nell'Eurozona non sono ciclici ma strutturali", e quindi vanno affrontati con riforme strutturali. Ma gli impegni "assunti nei tempi buoni, sono spesso rimandati in quelli cattivi", ha aggiunto.
"L'Italia è stata così tanto in recessione che non è stato un problema per le imprese licenziare", ha spiegato ancora Draghi commentando le necessarie riforme del lavoro nel nostro paese. Il presidente della Bce ha inoltre ricordato come "da una
parte devono rendere più facile per le imprese assumere giovani e anche più facile licenziare. Ma non troppo".
"Anche nei paesi senza spazio fiscale, si può comunque sostenere la domanda alterando la composizione del bilancio, in particolare tagliando al tempo stesso le tasse distorsive e le spese improduttive", ha spiegato Draghi, che ha quindi invitato tutti i paesi ad "ampliare la loro fonte di entrate". "Il rischio", ha concluso, "di fare troppo poco supera quello di fare troppo".
Oggi, la Bce nel suo rapporto di ottobre aveva già illustrato "i rischi per le prospettive economiche dell'area dell'euro" che, a giudizio dell'istituto di Francofrote, "restano orientati al ribasso". "Il recente indebolimento della dinamica di crescita nell'area dell'euro, unitamente all'acuirsi dei rischi geopolitici, potrebbe ripercuotersi sul clima di fiducia e soprattutto sugli investimenti privati", ha illustrato il bollettino. Pertanto, il pil in termini reali dell'Eurozona "è rimasto invariato tra il primo e il secondo trimestre" e che i dati recenti "confermano l'indebolimento della dinamica di crescita", il cui trend è coerente "con una modesta espansione economica nella seconda meta' dell'anno".
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