Salvatore Settis

La curiosa immunità dei professionisti dell'indignazione

Redazione

Settis e Berdini all’assalto di Renzi il “cementificatore”. Ma chiedergli di leggere davvero il decreto Sblocca Italia è troppo?

Nel nostro paese, caduta quella parlamentare, sono rimaste tante altre forme di “immunità”, come quella di cui godono i professionisti dell’indignazione. A Salvatore Settis come pure a Paolo Berdini, che hanno raccolto i loro pensieri sul decreto sblocca Italia in un pamphlet dal titolo guerresco “Rottama Italia” (Altreconomia), è consentito, per esempio, manifestare il proprio pensiero immuni dall’obbligo di commentare e criticare ciò che nel decreto è stato scritto, ma prendendosela con ciò che nel decreto non c’è e che, forse, speravano ci fosse. Qualche esempio: per Settis, con il decreto, scomparirebbe la denuncia di inizio attività (Dia) sostituita da una dichiarazione certificata, peccato che la Dia non scompaia dal testo unico e soprattutto che la segnalazione certificata di inizio attività esista già, che da tempo sia utilizzabile in alternativa alla Dia per determinati interventi, e che al pari di quest’ultima – che peraltro continua a essere prevista – debba essere presentata al comune insieme a tutte le autorizzazioni che sono necessarie a seconda del caso, ergo tutto è fuorché “una autocertificazione insindacabile”. Berdini si supera, scrivendo che il decreto consentirà di aumentare il numero degli alloggi senza chiedere un permesso. Anche prima non si chiedeva il permesso, visto che, trattandosi di un intervento di ristrutturazione edilizia, si poteva presentare una dichiarazione di inizio attività o anche una segnalazione certificata di inizio attività. Berdini aggiunge che non si dovranno pagare gli oneri dovuti.

 

Peccato che nell’articolo 17 del Testo unico, come modificato dal decreto, si preveda espressamente che, per la realizzazione degli interventi di accorpamento delle unità immobiliari, il contributo di costruzione è dovuto per la parte commisurata all’incidenza delle opere di urbanizzazione. E Berdini aggiunge poi che il decreto consentirebbe la possibilità di pagare a rate i cosiddetti oneri concessori, eppure basta leggere il decreto per scoprire che non c’è nessuna novità su questo tema, rispetto al quale l’articolo 16 del Testo unico – non modificato – già da tempo ammette la possibilità di pagare a rate quegli oneri.

 

Per gli ideatori del pamphlet, l’importante è dunque deformare, fino a rendere impossibile, un dibattito pubblico sul tema. Altrimenti, entrando nel merito, non così dirompente ed eclatante, come si fa ad avallare la tesi che Renzi sia un traditore, un Berluschino – per Edoardo Salzano addirittura “l’erede di Craxi” – che non porta avanti un’ideologica e inutile legge per il contrasto del consumo di suolo, facendo rimpiangere a Carlo Petrini addirittura il grigio ministro Catania e il governo Monti. Questi autorevoli accademici sanno bene che il problema dell’uso non appropriato del territorio è un’eredità del passato con la quale misurarsi, e da governare in modo innovativo facendosi venire idee all’altezza della sfida. Ma loro, caricati di tanti onori, preferiscono denunciare a mezzo stampa che si sta continuando a cementificare tutto, come negli anni 60, piuttosto che indicare ipotesi di lavoro e soluzioni per gestire quel che abbiamo ereditato.

 

E l’atteggiamento sul decreto sblocca Italia lo dimostra, visto che scrivono che consentirà “nuove colate di cemento sul territorio italiano”, quando, in realtà, in materia di edilizia, il decreto contiene soltanto una serie di modifiche alle norme relative agli interventi sul patrimonio edilizio esistente che, ove funzionassero efficacemente – cosa che non sempre è accaduta anche per effetto di una cattiva e non chiara regolazione statale e della sovrapposizione di quest’ultima con quella “creativa” delle nostre amministrazioni locali – rappresenterebbero, più di qualunque forma di contingentamento autoritativo del suolo utilizzabile, uno strumento efficace di una necessaria politica pubblica per un uso parsimonioso delle risorse naturali. Ma i professionisti dell’indignazione antirenziana, si sa, godono ancora di una curiosa immunità.

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