Lo sciopero e il monello

Il primo sciopero del settore sanitario britannico degli ultimi trent’anni si è svolto ieri, quattro ore di protesta, alla mattina: infermieri, paramedici, ostetriche e autisti delle ambulanze si sono fermati per ottenere l’innalzamento dell’un per cento del loro stipendio, che era stato promesso già a partire dell’aprile scorso e non è arrivato. Il ministro della Sanità, Jeremy Hunt, ha ribadito che la spesa non può essere sostenuta, se non a fronte di almeno quindicimila licenziamenti e i sindacati del settore hanno detto che ci saranno altri scioperi, prestissimo. Il governo conservatore ha ammesso nei giorni scorsi che la riforma (non riforma) del Sistema sanitario, l’Nhs, è stata gestita male e senza un obiettivo preciso, e partire da questa consapevolezza, a parte l’ironia che ha scatenato (era una delle priorità del governo), non può che far bene ai Tory che sono ormai proiettati nella campagna elettorale che si concluderà il maggio prossimo con le elezioni.

[**Video_box_2**]Ammettere i problemi piuttosto che incaponirsi negli errori è un buon punto di partenza, soprattutto ora che, con la vittoria dell’Ukip in una byelection, la settimana scorsa, il tono elettorale è del tutto cambiato. Nigel Farage, leader-monello del Partito indipendentista, sta ridisegnando, soltanto con la sua presenza, l’agenda degli altri partiti, che sono ancora storditi da questa ascesa, per quanto nei sondaggi fosse più che registrata dai sondaggi. Ora Farage parteciperà anche a uno dei quattro dibattiti elettorali (quello organizzato da Itv), spera di accedere ad altri, soprattutto vuole costringere tutti a parlare dei temi a lui cari. E la piazza nervosa non fa che consolidare la sua performance.