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foto LaPresse
Istat, nuovo calcolo del pil: scende dello 0,3 per cento rispetto al 2013
Il calo è invece dello 0,2 per cento in confronto al trimestre precedente.
L'Istat ricalcola il dato del pil del II trimestre secondo i nuovi criteri europei: la variazione è -0,2 per cento rispetto al trimestre precedente e -0,3 per cento rispetto allo stesso trimestre 2013. Questo dato è stato rivisto rispetto al -0,2 per cento calcolato con i criteri precedenti. Nel secondo trimestre del 2014, riferisce l'Istat, il prodotto interno lordo, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dello 0,2 per cento rispetto al trimestre precedente e dello 0,3 per cento nei confronti del secondo trimestre del 2013. Questa stima è coerente con le nuove stime annuali, espresse in Sec 2010, diffuse lo scorso 3 ottobre.
La stima relativa al secondo trimestre 2014 pubblicata il 29 agosto, che aveva come riferimento i conti in Sec 1995, registrava una diminuzione dello 0,2 per cento in termini sia congiunturali, sia tendenziali. Nel 2013 il pil corretto per gli effetti di calendario è diminuito dell'1,9 per cento. Si precisa che il 2013 ha avuto lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al 2012. La variazione acquisita per il 2014 è pari a -0,3 per cento.
Rispetto al trimestre precedente, i consumi finali nazionali sono cresciuti dello 0,1 per cento mentre gli investimenti fissi lordi hanno registrato una flessione dello 0,9 per cento. Le importazioni sono aumentate dello 0,8% e le esportazioni dell'1,1 per cento. La domanda nazionale al nettodelle scorte ha fornito un contributo nullo alla crescita del pil (in particolare, +0,1 punti percentuali i consumi delle famiglie e delle ISP, -0,2 gli investimenti fissi lordi). La variazione delle scorte ha contribuito negativamente alla variazione del Pil (-0,3 punti percentuali), mentre l'apporto della domanda estera netta è stato positivo per 0,1 punti percentuali.
Si registrano andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto di tutti i settori: industria (-0,5 per cento), servizi (-0,1 per cento), e agricoltura (-1,0 per cento). In termini tendenziali, il valore aggiunto delle costruzioni è diminuito del 2,3 per cento, quello dell'industria in senso stretto dello 0,4 per cento, quello dell'agricoltura dello 0,6 per cento e quello dei servizi dello 0,1 per cento.
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