Il ministro dell'Economia francese, Emmanuel Macron (foto Ap)

La Francia secondo Macron

Redazione

Il bel ministro dell’Economia vuole rilanciare attività e competitività.

Alla vigilia della battaglia con l’Europa, la Francia ha schierato la sua arma migliore, che porta il nome di Emmanuel Macron, affascinante ministro dell’Economia tacciato di ultraliberismo e per questo detestato da buona parte del suo Partito socialista (anche perché ha la mania di toccare i tabù dei compagni: le 35 ore prima, i sussidi di disoccupazione adesso). La commissione europea deve valutare la Loi de Finance, la legge di bilancio francese, e minaccia reprimende e multe perché Parigi non per nulla disciplinata con i suoi conti e i parametri di Bruxelles non li sa né li vuole rispettare. Così Macron è intervenuto non tanto in funzione del budget in senso stretto – non ha parlato di tasse o di spese – ma per introdurre riforme strutturali che accrescano il potenziale di crescita del paese. Cioè la sua proiezione nel futuro che oggi pare quantomai grigia, perché, come dice lo stesso ministro con quel suo fare preciso e disincantato al tempo stesso, la Francia soffre di tre gravi malattie: “Sfiducia, complessità e corportativismi”. Ecco che allora Macron vuole più trasparenza nelle tariffe delle professioni regolamentate, più flessibilità in materia di trasporti (“così i poveri potranno viaggiare più facilmente” e sulla parola “poveri” l’ironia, prevedibile essendo lui un banchiere, è stata feroce), i negozi aperti anche la domenica, e altre misure volte a rendere “più attiva” la Francia. Il pacchetto di legge di Macron però sarà presentato – in modo invero poco attivo – soltanto a gennaio, nel frattempo la malattia che il ministro dovrà curare, tra le ire di Bruxelles e gli ammiccamenti antiausterità, e l’immobilismo del suo presidente, François Hollande.

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