Governance senza leadership
La tempesta finanziaria che si è scatenata sui mercati europei non deriva dai progetti di legge di bilancio della Francia o dell’Italia che mirano a politiche espansive per contrastare il ristagno che sta calando su tutta l’Unione europea, fuori e dentro l’Eurozona.
La tempesta finanziaria che si è scatenata sui mercati europei non deriva dai progetti di legge di bilancio della Francia o dell’Italia che mirano a politiche espansive per contrastare il ristagno che sta calando su tutta l’Unione europea, fuori e dentro l’Eurozona. E la turbolenza dipende solo in parte dalle rotture degli equilibri geopolitici in medio oriente, in Ucraina e in Asia (Hong Kong). Certo non bisogna confondere le responsabilità dei medici che tentano di curare la malattia con le cause che la generano. Il nome di questa malattia non è tanto (o soltanto) “recessione”, ma piuttosto “rischio in regime di incertezza”. Il princìpio che domina gli investimenti è quello della sicurezza del capitale, senza curarsi del suo rendimento, con tutti gli elementi irrazionali che riguardano i “beni rifugio”, come l’oro e i Bund tedeschi che si è abituati a considerare come sicuri. Calano i valori azionari, anche di imprese che continueranno a dare utili, perché non è chiaro come fluttueranno. Cala ancora il prezzo del barile di petrolio. Non tanto perché l’Europa si sta avviando alla stagnazione, quindi non sarà automatica una riduzione sensibile nel consumo di energia, quanto perché non conviene investire nei futures di questa commodity, nello scenario in cui ci troviamo, non essendo facile capire che cosa accadrà nelle vicende geopolitiche e nelle politiche monetarie e fiscali.
Che cosa farà la Banca centrale europea? Come reagiranno la Germania e i satelliti al rischio di ristagno? Che cosa farà la Commissione europea da poco installata e cosa faranno gli Stati Uniti? Anche alla Fed c’è la gestione di un personaggio tutto sommato nuovo, la governatrice Janet Yellen. Il prestigio del Fondo monetario internazionale non è più quello di un tempo e il suo comportamento è ondivago. Il G20 appare completamente appannato, nonostante il tentativo della presidenza australiana di insistere su tesi sviluppiste. Il presidente François Hollande è ancora meno autorevole di Nicolas Sarkozy, che lo era meno dei suoi predecessori gollisti e di François Mitterrand. Il ministro francese delle Finanze è un innovatore eterodosso, ma che spazio avrà? Mario Draghi ha l’opposizione della Bundesbank. Però Angela Merkel e Wolfgang Schäuble si barcamenano anche perché la linea dei socialdemocratici è nebulosa. Incertezza su incertezza su incertezza.
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