Sugli Ogm, realtà chiama Expo
Un’idea (con appello) per togliere il monopolio a Vandana Shiva
Quando Mark Lynas, ambientalista di lungo corso, si scusò pubblicamente per la sua ostilità preconcetta agli Organismi geneticamente modificati (Ogm) – “Avevo una comprensione molto limitata dell’argomento”, disse a una sbigottita platea di Oxford – Vandana Shiva andò su tutte le furie. Fu proprio in quell’occasione che l’attivista indiana paragonò chi promuove l’uso degli Ogm agli stupratori seriali, in un tweet tanto fuori dalle righe che segnò l’inizio della sua crisi di credibilità proprio tra gli ambientalisti, ma non tra gli organizzatori di Expo 2015 che hanno confermato per lei il ruolo paradossale di consulente scientifica.
Sono proprio queste “conversioni” a un ambientalismo pragmatico e informato a mettere più in difficoltà il fanatismo pauperista di cui la Shiva è una delle migliori interpreti. Il primo e più celebre caso di ambientalista che cambia idea, rinunciando non alla difesa dell’ambiente, ma al rifiuto della scienza e della tecnologia come strumenti utili a difendere l’ambiente, è quello di Patrick Moore. Tra i fondatori di Greenpeace, una giovinezza passata sui gommoni, Moore sostiene l’uso degli Ogm per affrontare, in maniera sostenibile, le crisi alimentari.
Oggi l’Associazione Luca Coscioni, per favorire una discussione seria sugli Ogm, propone Patrick Moore come Ambasciatore di Expo 2015, con un appello che si può sottoscrivere sul sito dell’associazione e che ha già il sostegno di Ingo Potrykus, l’inventore del riso arricchito con provitamina A che abbiamo intervistato sul Foglio a settembre così come Mark Lynas, del “World Food Prize” Marc Van Montagu, di Roberto Defez, Eddo Rugini e Gilberto Corbellini.
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