Michael Zehaf-Bibeau, l'attentatore ucciso ieri durante l'attacco a Ottawa (fonte: Twitter)

Il premier canadese: "Non ci faremo intimidire". L'attentatore era stato in Libia

Redazione

"Gli attacchi al nostro paese sono attacchi ai nostri valori, alla nostra società", dice Harper. Michael Zehaf-Bibeau, l'attentatore che ieri è rimasto ucciso, era considerato una figura ad alto rischio.

Il Canada non "si farà intimidire" dall'attacco condotto contro il cuore della sua nazione, il Parlamento di Ottawa, e gli sforzi contro i terroristi "saranno raddoppiati". E' quanto ha detto il premier canadese Stephen Harper dopo l'attacco di ieri che ha provocato la morte di un soldato, il caporale Nathan Cirillo, un riservista di origini italiane che stava facendo la guardia al Monumento ai Caduti che si trova di fronte al Parlamento.

 

"Gli attacchi al nostro personale della sicurezza e alle istituzioni del nostro governo sono attacchi al nostro paese, ai nostri valori, alla nostra società, a noi canadesi come popolo libero e democratico che abbraccia la dignità umana per tutti", ha detto ancora Harprer che si trovava nel Parlamento al momento dell'attacco per essere poi stato trasferito, insieme al leader dell'opposizione Thomas Mulcair, in un luogo sicuro. "Ma non ci siano confusioni: noi non saremo intimiditi, il Canada non si farà mai intimidire - ha concluso - questo ci porterà a rafforzare la nostra determinazione e raddoppiare i nostri sforzi per identificare e contrastare le minacce e mantenere il paese al sicuro". Cirillo, rimasto ucciso nella sparatoria di fronte al National War Memorial che è stata l'inizio dell'assalto al Parlamento, aveva 24 anni ed un figlio.

 

Michael Zehaf-Bibeau, l'attentatore che ieri è rimasto ucciso, era stato inserito dalle autorità canadesi nella lista nera dei "viaggiatori ad alto rischio" e gli era stato ritirato il passaporto. Nato nel 1982 in Quebec, era figlio di un uomo d'affari di origine libica, Bulgasem Zehaf, e Susan Bibeau, funzionaria dell'ufficio immigrati e rifugiati. La coppia ha divorziato 15 anni fa prima che Michael si avvicinasse all'Islam solo recentemente, dopo aver collezionato una lunga serie di precedenti penali: dal 2001 era stato incriminato 11 volte, per reati dal furto, al possesso di droga e armi illegali. Secondo quanto riporta il Globe and Mail, Zehaf-Bibeau sarebbe andato in Libia prima di ritornare in Canada e trasferirsi nell'ovest del paese dove lavorava come minatore.

 

[**Video_box_2**]Il giornale non precisa quando sarebbe avvenuto questo viaggio, ma racconta che il padre Belgasem, che è stato titolare del cafè Tripoli a Montreal tra il 1994 e il 2002, sarebbe andato a combattere con i ribelli libici nel 2011. E cita la testimonianza di un amico che racconta come sei settimane fa Zehaf-Bibeau, incontrato in una moschea di Vancouver gli aveva detto che "voleva tornare in Libia per studiare" l'Islam e l'arabo. Ma, aveva assicurato all'amico, "non aveva nient'altro in mente". L'amico, Dave Bathurst, afferma che Zehaf-Bibeau non sembrava avere inclinazioni estremistiche o violente, ma a volte mostrava un comportamento strano, inquietante. "Una volta stavamo chiacchierando in cucina e non so come mi disse che il diavolo lo inseguiva", racconta Bathurst, ricordando come l'amico spesso parlava della presenza di Shaytan, la parola araba per Satana, nel mondo. "Credo che fosse malato di mente", ha aggiunto. Il suo comportamento "strano" aveva provocato problemi e frizioni con i capi della comunità islamica della moschea di Burnaby che gli chiesero di non partecipare più alle preghiere.

 

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