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Expo 2015, 13 arresti tra Lombardia e Calabria per associazione mafiosa

Redazione

Fermato anche un consigliere comunale del Pd. Minacce alla direttrrice del carcere di Monza.

Operazione dei Ros in Lombardia contro la 'ndrangheta tra Milano, Como, Monza-Brianza, Vibo Valentia e Reggio Calabria. Tredici le persone raggiunte da un'ordinanza di custodia cautelare emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Milano. Accertati anche interessi delle cosche in speculazioni immobiliari e in subappalti di grandi opere connesse ad Expo 2015. Le accuse sono associazione di tipo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di denaro di provenienza illecita, abuso d'ufficio, favoreggiamento, minacce e danneggiamento mediante incendio.

 

In Sicilia beni per oltre 450 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Direzione investigativa antimafia nella parte occidentale dell'Isola. La misura di prevenzione proposta dal direttore della Dia è stata applicata dal tribunale di Trapani nei confronti del noto imprenditore palermitano Calcedonio Di Giovanni, 75 anni, "legato in affari con le famiglie mafiose del mandamento di Mazara del Vallo (Trapani)", scrive la Dia.

 

Tra gli arrestati c'è anche un consigliere comunale del Pd di Rho, il comune dove è in costruzione l'area espositiva di Expo 2015. L’uomo, imparentato con alcuni esponenti di vertice della cosca Mancuso di Limbadi, è accusato di aver acquistato un terreno cui poi ha cambiato la destinazione d’uso superando i preesistenti vincoli di edificabilità grazie all’incarico nell’amministrazione comunale di Rho. Speculazione finanziata grazie anche a 300 mila euro provenienti dalle attività dei clan di Vibo Valentia e veicolati grazie a due imprenditori prestanome.

 

[**Video_box_2**]Tra le vittime della 'ndrangheta individuate dalla procura di Milano nel nuovo blitz contro le infiltrazioni della 'ndrangheta in Lombardia c'è anche la direttrice del carcere di Monza, che ha ricevuto tre proiettili in una busta a mezzo posta e  minacce di morte da alcuni degli indagati. "Per fortuna le investigazioni in corso - ha spiegato il procuratore aggiunto Ilda Boccassini - ci hanno consentito di venire a conoscenza di questa circostanza e di tenere la situazione sotto controllo. Ora, la direttrice è stata sottoposta a tutela dopo la decisione del comitato di sicurezza pubblica. E' un episodio - prosegue il magistrato - che denota la violenza inaudita con cui la 'ndrangheta può reagire". Boccassini ha anche fatto riferimento all'incendio dell'auto di un vigile urbano "che ha fatto il suo dovere redigendo un rapporto finito al tribunale di sorveglianza che ha comportato la revoca della semi liberta' per Antonio Galati". Quest'ultimoritenuto "esponente apicale" dell'associazione criminale, pur essendo condannato all'ergastolo, aveva ottenuto il regime di semilibertà e - ha spiegato Boccassini - "continuava e gestirei suoi interessi sia dal carcere, sia quando girava semilibero".

 

 

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