Migranti appena sbarcati al porto di Brindisi (foto LaPresse)

Mare Vestrum

Redazione

Le ragioni inglesi per non sostenere la strategia Ue sull’immigrazione

Sarà difficile, a chi volesse mantenere il dibattito su un piano razionale, accusare di cattivismo e propaganda l’ultima scelta del governo inglese in materia di immigrazione. L’esecutivo guidato da David Cameron, fondato su una coalizione tra conservatori e liberaldemocratici, ha appena fatto sapere che non intende prendere parte all’operazione Triton dell’Unione europea che, seppure in tono minore, dovrebbe sostituire dal 1º novembre l’operazione Mare Nostrum lanciata dall’Italia nell’ottobre 2013. Un’operazione, quella italiana, che ha impegnato la nostra marina nella ricognizione del Mediterraneo anche oltre le acque territoriali del nostro paese, nel soccorso di immigrati che tentassero la traversata e nel loro trasporto in territorio italiano. Un’operazione in cui militari e volontari hanno mostrato sapienza e dedizione.

 

Ma anche un’operazione nata ufficialmente come una risposta emergenziale e a tempo, da condividere con altri paesi, e che è durata invece più del previsto pesando soltanto sulle spalle di Roma. Quest’anno gli sbarchi di immigrati sono già a quota 118 mila, quasi il triplo del 2013 e il doppio dal 2011, anno delle primavere arabe; né i naufragi e le morti sono finiti. Il governo inglese, confermando quanto avevamo scritto su queste colonne chiedendo di ponderare gli effetti di una scelta politica (legittima), dice ora ufficialmente che un’operazione del genere incentiva le partenze illegali, attira, funziona come un “pull factor”. Londra aggiunge che darà preminenza ad aiuti e accordi nei paesi di origine. Tesi che filano, tutt’altro che populiste. Sarebbero rafforzate da una qualche autocritica di Cameron sull’avventatezza dimostrata nel 2011 nel “trattare” con gli interlocutori libici (e non solo) su cui oggi si vorrebbe fare affidamento. 

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