Mosca, abbiamo un problema
Sei secondi. E’ il tempo che è passato l’altroieri (le 23 e 22 in Italia) tra il lancio (liftoff) del razzo vettore Antares e la sua esplosione. Il sogno d’indipendenza spaziale americano fa i conti con la realtà.
Sei secondi. E’ il tempo che è passato l’altroieri (le 23 e 22 in Italia) tra il lancio (liftoff) del razzo vettore Antares e la sua esplosione. Sei secondi sono bastati alla Nasa per capire che non è sufficiente ricoprire di dollari le compagnie private per far ripartire un programma spaziale. Ogni volta che il cielo si infiamma sopra un centro spaziale americano, l’incubo del disastro dello Space Shuttle Challenger del 1986 torna a turbare i cuori degli americani. Nove ore dopo l’esplosione, dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, l’agenzia spaziale russa lanciava con successo il suo cargo verso la Stazione spaziale internazionale – naturalmente senza far passare la cosa inosservata.
La cronaca dell’avvicinamento è piena di “va tutto alla grande qui, come sempre!” esclamato dai controllori di volo russi, non senza ironia. “Abbiamo un gentleman agreement con la Nasa per aiutarci a vicenda in caso di necessità. Se nella Stazione c’è bisogno di qualcosa con urgenza, i veicoli spaziali russi possono provvedervi”, hanno fatto sapere da Mosca. Come a dire: se non siete capaci, lasciate fare a noi. Il razzo Antares, della compagnia Orbital Sciences Corp., lanciato dalla base di Wallops in Virginia, avrebbe dovuto portare cibo, esperimenti scientifici e rifornimenti agli astronauti della stazione orbitante. Era un cargo, quindi nessuno si è fatto male, ma sono andate perse oltre due tonnellate di materiale, tra cui due esperimenti italiani destinati alla missione dell’astronauta Samantha Cristoforetti. La Orbital ha un contratto con la Nasa da quasi due miliardi di dollari, oggi a Wall Street è scesa del 14 per cento.
[**Video_box_2**]Il paragone con la corsa allo spazio degli anni 60 e 70 può sembrare esagerato, ma ogni evento spaziale può diventare una ripicca geopolitica. L’esplosione dell’Antares è un duro colpo per l’immagine della Nasa, che dopo la crisi con Mosca aveva sfruttato le sanzioni per riaprire la strada al proprio programma spaziale. Le compagnie private avrebbero dovuto accelerare questa emancipazione dalle agenzie spaziali straniere (i contratti da 6,8 miliardi di dollari con Boeing e SpaceX, per esempio). Ma la concorrenza con i russi è spietata – dall’èra sovietica hanno sbagliato quasi niente – e forse, almeno per i progetti spaziali, la cooperazione è indispensabile dopo un black out durato trent’anni.
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