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Pier Carlo Padoan (foto LaPresse)
Spesa pubblica e memoria selettiva
Nei giorni pari i media italiani fanno da gran cassa agli appelli accorati dei burocrati o dei politici che lamentano di essere obbligati a ridurre la spesa pubblica. Nei giorni dispari, invece, gli stessi media italiani solleticano i peggiori istinti di noi cittadini scavando con toni scandalistici in sprechi magari minuti ma appariscenti.
Nei giorni pari i media italiani fanno da gran cassa agli appelli accorati dei burocrati o dei politici che lamentano di essere obbligati a ridurre la spesa pubblica (“se tagliate qui, saremo costretti a chiudere gli ospedali”, è una delle frasi più gettonate). Nei giorni dispari, invece, gli stessi media italiani solleticano i peggiori istinti di noi cittadini scavando con toni scandalistici in sprechi magari minuti ma appariscenti (le cozze pelose pagate con i fondi regionali).
[**Video_box_2**]Funziona perlopiù così il circo mediatico italiano quando si tratta di spesa pubblica, cioè di risorse drenate dai contribuenti per far funzionare l’apparato pubblico. Con questo flusso di informazioni a corrente alternata, si alimenta una memoria selettiva nell’audience: chi potrà invocare una stretta dei conti di fronte a un governatore regionale che arringa le telecamere dei talk-show per impedire la chiusura di un ospedale? Il punto è che le cozze pelose offerte dal contribuente al burocrate di turno sono solo la punta dell’iceberg, buone per un pamphlet anti casta, e invece dell’iceberg dovremmo discutere. L’iceberg è quello che emerge dai rapporti della Corte dei Conti sui bilanci regionali (ieri spulciati sapientemente da Repubblica), dai quali si evince per esempio – come scrivemmo sul Foglio – che “spesso i bilanci regionali si giovano delle risorse destinate alla sanità per far fronte ad esigenze di liquidità in altri settori”. Non solo. Nella stessa sanità, la Guardia di Finanza – secondo il Corriere della Sera di domenica – ha segnalato negli ultimi mesi 1.176 dipendenti per abusi e 1,2 miliardi di danni. Teniamolo a mente quando ci sbatteranno di fronte il prossimo governatore vessato dalla “austerity” dell’esecutivo.
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