Solito clima, stessi allarmi
L’ennesimo report dell’Ipcc e i programmi irrealizzabili che propone.
Con la capacità unica al mondo di ripetere sempre le stesse cose e far passare per nuovi documenti già noti, il panel di esperti dell’Onu che studia il riscaldamento globale, l’Ipcc, domenica ha pubblicato una sintesi per politici e giornalisti del quinto report sui cambiamenti climatici già uscito qualche mese fa. Nulla di nuovo, salvi – per loro stessa ammissione – i toni più catastrofisti del solito, unico modo per attirare l’attenzione di media e opinione pubblica sempre più annoiati dal tema.
[**Video_box_2**][**Video_box_2**]Il mondo dunque si surriscalda per colpa dell’uomo che produce gas serra, ergo entro il 2050 più di metà dell’energia del pianeta dovrà essere prodotta da fonti a basse emissioni di inquinanti atmosferici, e i combustibili fossili dovranno essere completamente eliminati come fonte di energia entro il 2100. Tale riduzione, garantisce l’Ipcc, è necessaria per limitare a 2 gradi l’aumento di temperatura sulla Terra nei prossimi cent’anni. Facile a dirsi, molto difficile a farsi, visti gli alti investimenti necessari per produrre energia rinnovabile e il nuovo recente aumento dell’utilizzo del carbone come combustibile. La concentrazione di CO2 nell’atmosfera infatti non accenna a diminuire, ma da circa diciassette anni le temperature globali non aumentano. Su questo l’Ipcc non si sofferma, troppo preso a ricordare le percentuali di scienziati che la pensano allo stesso modo e a fare le previsioni del tempo da qui al 2100.
Nel 1990 gli esperti dell’Onu predissero per il 2014 un aumento di circa 0,7 gradi centigradi delle temperature globali. Sono aumentate della metà, in linea con la variabilità naturale delle temperature nella storia recente del pianeta.
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