Ignazio Visco con Pier Carlo Padoan (foto LaPresse)

La strana maestrina Banca d'Italia

Redazione

Tra critiche a Renzi sul tfr in busta paga e imbarazzo sugli stress test.

C’è una evidente sproporzione tra il ruolo della Banca d’Italia, la questione del tfr in busta paga e il risalto dato alle “preoccupazioni” del vicedirettore generale Luigi Federico Signorini sui pericoli per le pensioni integrative. Cominciamo a spiegare dalla coda. I tre maggiori quotidiani hanno dedicato la prima pagina all’“allarme pensioni” di Banca d’Italia: a leggere pare che il sistema previdenziale sia messo a repentaglio da quegli sconsiderati che albergano a Palazzo Chigi. Eppure, oltre a essere l’operazione tfr su base volontaria e di carattere transitorio, è noto che solo una piccola parte del trattamento di fine rapporto (5,3 miliardi su 27 nel 2014) va ai fondi integrativi, che peraltro in Italia non sono mai decollati, senza che Via Nazionale e altre autorità vigilanti se ne siano troppo preoccupate. Infine soltanto una minoranza dei dipendenti sceglierà di monetizzare il tfr.

 

[**Video_box_2**]Dunque di che cosa stiamo parlando? Manca l’oggetto del contendere, e questo lo sa anche la Banca d’Italia che ha sempre definito la previdenza pubblica tra le più sostenibili d’Europa, dopo le riforme del centrodestra e del governo Monti. Né l’idea tfr aveva turbato lo stesso governatore Ignazio Visco, che un mese fa aveva detto di non vedere rischi neppure per la liquidità delle aziende: a suo giudizio si sarebbe supplito senza problemi con i prestiti alle banche elargiti dalla Banca centrale europea. Anche da quest’ultima era venuta una promozione, e del resto il tfr non esiste nel resto d’Europa. Perché allora tanto sensazionalismo? Una spiegazione ce l’abbiamo, anzi due: i giornaloni un allarme e un’emergenza non li negano mai, basta non analizzarli nei dettagli. Quanto alla Banca d’Italia, con tutto il rispetto non rituale, non è uscita benissimo dalla vicenda stress test, in modo “imbarazzante” per usare le parole del Wall Street Journal: la sensazione è che abbia prima sottovalutato la situazione e poi si sia esposta per soluzioni “di mercato” (takeover e fusioni) niente affatto scontate, soprattutto ha criticato i criteri degli stessi test, troppo sbilanciati a favore della solita Germania. Ci si può chiedere dov’erano gli uomini di Via Nazionale quando quei criteri furono decisi. Ma il punto è che non regge più la difesa d’ufficio di un sistema bancario non all’altezza della terza economia d’Europa. Forse è stato meglio per tutti deviare l’attenzione sul tfr.  

 

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