Matteo Renzi (foto LaPresse)

L'Ocse promuove il Jobs act. Ma avvisa: "In Europa rischio stagnazione"

Redazione

La crescita globale "appare destinata a rafforzarsi ma resterà modesta rispetto agli standard passati". In Italia il pil tornerà a salire dal 2015.

La crescita globale "appare destinata a rafforzarsi ma resterà modesta rispetto agli standard passati". Il Preliminary Economic Assessment dell'Ocse pubblicato oggi sottolinea inoltre come sia in atto una dilatazione tra le la competitività delle maggiori economie mondiali, facendo aumentare in questo modo le differenze tra paesi. "La ripresa degli Usa sembra più robusta mentre l'area euro si trova davanti a un crescente rischio di stagnazione, laddove l'uscita del Giappone dalla deflazione non è ancora assicurata. Per quanto riguarda invece la crescita nelle economie emergenti resterà più forte ma con differenze rilevanti: il Pil rallenterà in Cina, si espanderà in India e continuerà a stentare in Brasile e Russia".

 

Per quanto riguarda l'Italia, l'Ocse rilascia previsioni peggiorative sia rispetto al governo che rispetto alla Ue. Il pil dell'Italia crescerà dello 0,2% nel 2015 (contro il +0,6% scontato dalla Legge di Stabilità) e dell'1% nel 2016 (in linea). Questi numeri collocano il Belpaese, nonostante il lieve miglioramento rispetto al +0,1% di settembre, in fondo alla classifica per l'anno prossimo, davanti alla sola Russia, ferma a zero. Nonostante i dati, l'Ocse sottolinea come le riforme messe in cantiere dal governo Renzi, specialmente il Jobs act, possano migliorare la competitività dell'economia italiana. "L'Italia e la Francia hanno di recente iniziato un processo di riforma per stimolare la crescita e creare migliori opportunità occupazionali per i lavoratori con basse qualifiche", sottolinea l'organizzazione di Parigi, "la sfida chiave sarà far seguire agli annunci fatti un'applicazione di successo delle riforme già in cantiere".

 

 

Dal report dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico per l'Eurozona sta attraversando una fase nella quale è "crescente il rischio di stagnazione". Per contrastarla l'Ocse suggerisce una politica monetaria più incisiva e per fare fronte a una disoccupazione che appare destinata a rimanere alta maggiori interventi sul mercato del lavoro. "Il previsto allentamento del consolidamento fiscale, un contesto finanziario più robusto (legato in parte ai progressi sull'unione bancaria) e ulteriori stimoli monetari dovrebbero sostenere la ripresa", si legge nel documento, senza questo sostegno macroeconomico, la performance di crescita dell'area dell'euro sarà molto più debole del previsto". "La domanda, ad ogni modo, resterà al di sotto del potenziale a causa della continua debolezza del credito e alla riduzione dell'indebitamento del settore privato", prevede l'organizzazione di Parigi, "la disoccupazione ha continuato a crescere e resterà elevata e l'inflazione rimarrà al di sotto degli obiettivi".

 

[**Video_box_2**]"La crescita dell'Eurozona ha deluso in modo significativo negli ultimi anni", si legge ancora nel documento, "la spesa per consumi pro capite è al di sotto dei livelli di 10 anni fa, l'investimento privato è debole, i governi hanno ridotto la spesa e aumentato le tasse".

 

"Una domanda sotto tono ha contribuito a far restare l'inflazione (che continua a crescere) molto al di sotto gli obiettivi della Bce", conclude l'Ocse, "ciò lascia l'Eurozona esposta al rischio di un periodi di stagnazione ancora più lungo, con bassa occupazione e pochi investimenti", una situazione destinata ad "aggravarsi" con "nuove flessioni delle aspettative di inflazione e un ulteriore indebolimento dei consumi".