Weidmann fuori controllo
Il pesante attacco a Matteo Renzi da parte di Jean-Claude Juncker, neo presidente della Commissione europea, ha ora un parallelo in quelli del membro tedesco della Banca centrale europea, Jens Weidmann, alle politiche di Quantitative easing (allentamento quantitativo) ipotizzate da Mario Draghi.
Il pesante attacco a Matteo Renzi da parte di Jean-Claude Juncker, neo presidente della Commissione europea, ha ora un parallelo in quelli del membro tedesco della Banca centrale europea, Jens Weidmann, alle politiche di Quantitative easing (allentamento quantitativo) ipotizzate da Mario Draghi, come rivelato due giorni fa da un sapido retroscena della Reuters. L’opposizione di Weidmann e della Bundesbank alle azioni studiate da Draghi per contrastare la deflazione finora si era manifestata solo in relazione ai tempi d’attuazione. La Bce ha ritardato l’adozione delle misure non convenzionali dalla primavera. Adesso anche la locomotiva tedesca ha rallentato la sua corsa e il ristagno ha generato una drastica riduzione delle prospettive di crescita di tutta l’Eurozona. Sembrerebbe che sia giunto il momento di lanciare robuste politiche come quelle attuate con successo dagli Stati Uniti e in parte dal Giappone, che comportino un aumento netto del debito monetario della Banca centrale anche con la contropartita di debito pubblico degli stati membri acquistato sul mercato secondario. Ma la Bundesbank ha scatenato una massiccia campagna per bloccarlo, con un’azione di proselitismo fra i capi delle Banche centrali dell’Eurozona.
In particolare nei paesi baltici e dell’est europeo, più sensibili a un buon rapporto con Berlino, sia per l’importanza del suo mercato per il loro export, sia per gli aiuti della Commissione europea su cui l’influenza tedesca è dominante. La BuBa, con un improprio ricorso a mezzi cui da tempo è dedita, ha chiesto il sostegno del governo di Berlino per Weidmann. Angela Merkel, che con Draghi ha un buon rapporto, lo avrebbe convocato invitandolo alla ricerca di un compromesso con Weidmann. Questo intervento politico, assieme alla notizia che c’è un gruppo di Banche centrali dell’Eurozona che accusa Draghi di agire con unilateralità, riduce la credibilità delle strategie della Bce. La Reuters ha rivelato che all’interno della Bce ci sono divergenze con un’impropria matrice politica. Un risultato paradossale, per un’Unione monetaria che aveva l’ambizione di presentarsi come la sola guidata da una Banca centrale pienamente autonoma e che invece deve sottostare agli umori dei partiti e dell’elettorato tedeschi.
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