Il partito del "blocca Italia"
Intellò a “Km zero” e burocrati brussellesi imbrigliano lo sviluppo.
I nipotini del dottor Gribbels che hanno cercato di bloccare fisicamente il voto finale al decreto sblocca Italia sono gli stessi che fino a poco tempo fa teorizzavano via internet la decrescita felice, l’autoconsumo etico, la transizione energetica e la resilienza economica; finché la crisi ha ovviamente confermato con durezza ciò che è noto da quando gira il mondo moderno, che di crescita e lavoro si nutre il business, campano le persone, prospera la società e da questo dipendono tra l’altro la libertà e la felicità individuali e collettive. Allora grillini e soci si sono dedicati a spolpare il filone delle “calamità annunciate”: fiumi esondati, borghi franati, strade intasate, dove non si procede in fretta per inazione delle autorità e loschi interessi. La contraddizione tra le due teorie è evidente anche ai bambini, ma non importa per chi si oppone a tutto, e in tutto trova complotti da vendere al mercato dei teoremi gabanelliani e benecomunisti, specie se crea ricchezza, lavoro e profitto. L’approssimativo pamphlet “Rottama Italia” (Altreconomia) di Salvatore Settis e compagnia è un esempio di tutto questo, è l’ennesimo manifesto dei professionisti dell’indignazione.
Le concessioni autostradali, le trivellazioni in Adriatico, la semplificazione dei cantieri si prestano allo scopo, magari in nome di quelle norme europee contro le quali si predicano poi secessione e autarchia. Lo scopo dello sblocca Italia non è di inventare crescita per decreto, si sa, ma di eliminare prerogative e gabelle feudali sulle quali pascolano Tar, arbitrati e burocrazie. Edilizia e infrastrutture non soddisferanno i palati sottili da chilometro zero, però possono dare una chance di sopravvivenza all’industria di base e alla siderurgia. La ricerca di energia offshore risulta antiestetica al pari dell’autostrada tirrenica e delle vigne e dei cipressi toscani, intanto lasciamo mare libero a Grecia, Croazia, Montenegro. Non parliamo poi dei bandi per le autostrade: certo, la Germania può permettersi di far viaggiare gratis i suoi mitici contribuenti (salvo chiedere il ticket agli stranieri), invece sull’iperprotezionistica Francia con 20 aziende esattrici, tutte nazionali, nessuno dice nulla. Ma si sa, l’ideale per grillini e Sel è piantarci i fiori o pedonalizzarle. Altrimenti sono invariabilmente regali ai poteri forti e agli amici del premier, che ieri erano poi gli amici del Cav.
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