Rosso-neri alè alè
In Francia, paese deflazionistico in fatto di crescita ma più che inflazionato per il tasso di chiacchiera, circolano intellos di quelli che ti fanno sospettare, almeno per venti secondi, di non averci mai capito nulla.
In Francia, paese deflazionistico in fatto di crescita ma più che inflazionato per il tasso di chiacchiera, circolano intellos di quelli che ti fanno sospettare, almeno per venti secondi, di non averci mai capito nulla. Insomma come Eric Zemmour, quello del suicidio francese, che parla di “droitisation des esprits”, lo spostamento a destra della sensibilità collettiva. Pensieri in ogni caso importanti. In Italia, peggio che peggio nella sezione Padania, il problema dello spostamento della sensibilità in un crogiuolo di conservatorismo di destra e populismo di sinistra (o anche viceversa, grande è la confusione teoretica) non se lo pone nessuno. Ma i pastrocchi della pratica sindacal-politica in salsa populista che ne vengono fuori sono ugualmente confusi. C’è ad esempio Matteo Salvini, già diventato per i giornali a corto di idee “l’altro Matteo”, quello che va a farsi rottamare l’auto a favore di telecamera pensando di svolgere una pratica rivoluzionaria, che lancia un referendum contro la legge Fornero, tanto facile quanto deleterio, e incontra l’adesione nientemeno che di Susanna Camusso e una bella quota di Cgil. Il Salvini commenta “è la dimostrazione che si può andare oltre gli steccati ideologici”.
Tale quale sui referendum no euro, su cui c’è tutto un milieu della sinistra e addirittura una parte del Pd pronta a schierarsi con le ex forze oscure della reazione, fronte unico contro i burocrati ma anche contro il Bullo. C’è fior di commentatori pronti a dire che Salvini sta ricomponendo le istanze sociali della sinistra e del sindacato. E se non è Salvini, il nuovo unificatore che piace a rossi e neri (o verdi) è Maurizio Landini. La puzza non la sente nessuno, il baratro avanti oramai pochi passi, nemmeno lo vedono.
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