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Il topolino delle ferie togate

Redazione

Dopo la furiosa polemica estiva sulla durata delle ferie dei magistrati, che il governo aveva annunciato di voler equiparare ai 30 giorni all’anno che spettano agli altri dipendenti pubblici, pare che la montagna abbia partorito il classico topolino.

Dopo la furiosa polemica estiva sulla durata delle ferie dei magistrati, che il governo aveva annunciato di voler equiparare ai 30 giorni all’anno che spettano agli altri dipendenti pubblici, con la magistratura associata che lamentava nientemeno una sorta di manomissione della propria autonomia – che risulterebbe invece tutelata dalle ferie di 45 giorni oggi vigenti – pare che la montagna abbia partorito il classico topolino. Il testo del decreto di riforma in materia di giustizia contiene infatti due articoli successivi, che dicono uno il contrario dell’altro: per l’articolo 8 le ferie dei magistrati “che esercitano funzioni giudiziarie” sono di 45 giorni; l’articolo 8 bis, invece, dice che “i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari… hanno un periodo annuale di 30 giorni di ferie”. Chi sono i magistrati “ordinari” del secondo articolo, e che cosa li distingue da quelli “che esercitano funzioni giudiziarie”? E’ un mistero, cioè il risultato di un pasticcio legislativo incredibile, frutto forse dell’insipienza, ma peggio ancora forse della sottomissione alle pretese della magistratura associata, che però si è voluta camuffare con dichiarazioni pubbliche di volontà di equiparazione, poi negate nei fatti con una stesura bizantina del testo della legge.

 

Alla fine a dare un’interpretazione del senso reale di una legge bifronte sarà il Consiglio superiore della magistratura, il che fa capire benissimo come andrà a finire. I magistrati manterranno i loro priprivilegi intatti (visto che già ora quelli che lavorano con distacco presso le varie amministrazioni statali sono equiparati, anche nelle ferie, ai dipendenti dei ministeri.

 

Parlando lunedì al plenum del Csm,  il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha detto con prudenza che il tema della riduzione delle ferie dei magistrati “ha assunto rilevanza più per l’enfasi che vi è stata accordata che per la sostanza sua propria”. Sta di fatto che, visti anche gli imbarazzi dei responsabili legislativi del ministero, l’enfasi qualche motivo deve averlo, e forse si farà ancora in tempo a intervenire per evitare l’impressione di una sconfitta politica, l’ennesima, di fronte alla casta togata. Resta da capire, in ogni caso, dove fossero nel corso della discussione parlamentare i deputati e i senatori, pochi o tanti che siano, che di solito si sbracciano a lamentare, nelle esternazioni, lo strapotere giudiziario, ma non si sono svegliati al momento giusto per impedire che venisse commesso l’imbroglio. Il governo, per parte sua, porta la responsabilità per aver partecipato alla sceneggiata sulle ferie dei magistrati, salvo poi concordare un cedimento alle loro pretese, e senza nemmeno ottenere la loro rinuncia all’esibizione di vittimismo per la legislazione “punitiva”, che in realtà non esiste.

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