Matteo Renzi e Angelino Alfano (foto LaPresse)

Jobs act, Renzi fa un passo verso la minoranza del Pd. Ma Ncd chiede un confronto

Redazione

Niente fiducia alla Camera. Il premier accetta di sottoporre il testo ad alcune modifiche in commissione alla Camera. In cambio ottiene rassicurazioni su una approvazione rapida del testo entro l'anno. Ncd: "Se le cose stanno così la coalizione è a rischio".

E' arrivata l'intesa nel Partito democratico in merito alla votazione del jobs acta al Senato, dove il governo non porrà la fiducia al testo. L'esecutivo accetta di riaprire le discussioni sul testo richieste dalla minoranza del partito, in particolare sull'articolo 18 e sui licenziamenti disciplinari. In cambio, Renzi ha ottenuto rassicurazioni su una verifica rapida del documento entro il 31 dicembre.

 

"Non ci sarà fiducia sul testo della delega lavoro approvata dal Senato, si lavorerà in commissione per alcune modifiche e poi si voterà". Roberto Speranza, capogruppo Pd della Camera, spiega l'intesa a cui si è giunti sul jobs act, che prevede un esame della commissione della Camera per giungere a modifiche condivise rispetto al testo uscito dal Senato.

 

Dura la reazione del Nuovo centrodestra. "Se il testo è quello descritto dalle agenzie non è accettabile", dice, a proposito del jobs acta, Maurizio Sacconi. Il capogruppo del Nuovo centrodestra al Senato aggiunge: "Ribadisco, serve un'urgente riunione di maggioranza. Altrimenti - avverte - si rompe la coalizione". Ma il ministro Maria Elena Boschi, al termine della Conferenza dei capigruppo di Montecitorio, taglia corto: "Stiamo discutendo con tutti i partner della maggioranza. Non sono necessari vertici, è sufficiente il lavoro parlamentare".

 

 

 

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