Jean-Claude Juncker (foto Ap)

Quel che rende respingente Juncker

Redazione

Il presidente della Commissione europea non ci sogneremmo di crocifiggerlo per aver favorito, nelle sue vesti di primo ministro lussemburghese, alcune intese tra il Fisco del suo paese e certi grandi gruppi privati. La concorrenza fiscale, in questa Ue troppo fissata con l’“armonizzazione”, è più che legittima.

Jean-Claude Juncker non ci sogneremmo di crocifiggerlo per aver favorito, nelle sue vesti di primo ministro lussemburghese, alcune intese tra il Fisco del suo paese e certi grandi gruppi privati. La concorrenza fiscale, in questa Ue troppo fissata con l’“armonizzazione”, è più che legittima. Certo ora è lecito attendersi che il nuovo presidente della Commissione Ue, quando si tratterà di svolgere il suo ruolo di guardiano dei Trattati, richiamando i governi alle regole comuni per esempio in materia di vincoli fiscali, dismetta il tono moralista e fuoriluogo di certi burocrati (absit iniuria verbis) che l’hanno preceduto. Ecco, Juncker lo vorremmo pragmatico come pragmatico ha dimostrato di essere nella sua passata vita politica.

 

Purtroppo pare invece che la deriva sia già quella dell’opportunista con poche convinzioni e pure sbagliate. Ieri infatti la stampa anglosassone rilanciava lo sdegno di tutto il mondo scientifico e produttivo per il licenziamento della professoressa Anne Glover, dal 2012 “Chief scientific adviser” della Commissione. La motivazione, secondo le fonti del Telegraph e della Bbc, sarebbe la sua esplicita apertura alla ricerca e alla coltivazione di Organismi geneticamente modificati (Ogm). La Glover si è permessa di dire, la scorsa primavera, che “non esiste nemmeno una prova scientifica” della pericolosità che si attribuisce alla biotecnologia in agricoltura. Perciò il governo francese e le associazioni ambientaliste ne hanno chiesto la testa. Juncker li ha subito serviti, non senza nascondersi dietro qualche portavoce anonimo che ieri correva ai ripari dicendo che “è solo scaduto il mandato”. Conformismo politically correct, questo sì che è imperdonabile.