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Non è la Rai, ma una pagliacciata

Redazione

Il consiglio d’amministrazione della Rai, ieri, ha votato a maggioranza due decisioni, una più assurda dell’altra. La prima: la Radiotelevisione pubblica, a differenza di tutte le altre aziende e amministrazioni dello stato, per qualche ragione deve restare immune a ogni minima riduzione di spesa.

Il consiglio d’amministrazione della Rai, ieri, ha votato a maggioranza due decisioni, una più assurda dell’altra. La prima: la Radiotelevisione pubblica, a differenza di tutte le altre aziende e amministrazioni dello stato, per qualche ragione deve restare immune a ogni minima riduzione di spesa (inclusa quella da 150 milioni prevista dal governo Renzi per coprire lo sgravio da 80 euro sui redditi più bassi). Seconda decisione assurda: il cda della Radiotelevisione pubblica, invece di dichiarare la sua contrarietà alla decisione dell’azionista e poi dimettersi, obbliga il direttore generale, Luigi Gubitosi, a denunciare il proprio azionista.

 

In questi giorni di dàgli-a-Renzi, tutti sono a caccia dei propri 15 minuti di celebrità, a partire dai consiglieri della “società civile” nominati dal Pd bersaniano (Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi); perfino il consigliere Rai in quota ministero dell’Economia (Pinto) vuole far causa al governo! Unici voti contrari al ricorso, corretti nel metodo e nel merito, quelli di Antonio Pilati e Luisa Todini. Una minoranza.

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