Renzi contro il "partito del no": "Loro scioperano, io creo lavoro"
Il premier ironizza: "Ci sono stati più scioperi in queste settimane che contro tutti gli altri governi". E sul processo Eternit annuncia: "Cambiamo le regole della prescrizione". "Napolitano? Spero che resti".
Lavoro, giustizia e Quirinale. Sono questi i tre nodi cruciali per i mesi futuri del governo presieduto da Matteo Renzi. Intervistato stamattina da Rtl 102.5, il premier ha parlato degli scioperi proclamati dalle sigle sindacali per protestare contro il jobs act. "Invidio molto quelli che passano il tempo ad organizzare gli scioperi", ha detto Renzi, "mi riferisco non tanto alle lavoratrici e ai lavoratori, ma agli organizzatori, ai sindacalisti. Ci sono stati più scioperi in queste settimane che contro tutti gli altri governi, e se probabilmente il loro obiettivo è quello di organizzare scioperi fanno benissimo a farli. Io non mi preoccupo tanto di far scioperare le persone ma di cercare di farle lavorare: abbiamo una disoccupazione pazzesca, abbiamo perso in 6 anni 1 milione di posti di lavoro". Tra i più fermi contestatori della riforma proposta dal governo ci sono il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, e il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Entrambi, dice Renzi, "sono facce della stessa medaglia, li rispetto, fanno il loro lavoro, ma loro sono i leader della protesta, mentre io devo governare".
Renzi non ha intenzione di cedere, comunque, e ripete che l'intenzione di alcune frange tra cui i sindacati, è quella di spaccare l'Italia: "Il paese è diviso in due, tra chi si rassegna e chi va avanti. Ma chi oggi in Italia continua a tener duro sta ottenendo risultati. In giro per il mondo c'è una incredibile fame d'Italia. Io non mi rassegno, piaccia o non piaccia a chi fa gli scioperi, ai sindacalisti, ai gufi".
Ma è il processo Eternit a far esporre il premier verso una nuova iniziativa del governo sul fronte della giustizia: "Cambieremo i tempi del processo e le regole del gioco della prescrizione", ha detto riferendosi alla richiesta del procuratore generale di annullare la condanna nei confronti del magnate svizzero Stephan Schmidheiny per "disastro ambientale doloso". "Da cittadino italiano mi colpisce e mi fanno venire un po' di brividi le interviste ai familiari, a vedove e figlie che mostrano una dignità straordinaria perché credono nella giustizia più di quanto a volta fa un servitore dello stato. E continuano a combattere, con l'idea di aggrapparsi al tema della giustizia come etica del paese" ha proseguito. Dal punto di vista del merito, ha detto Renzi, "o quella vicenda non è un reato, o se è un reato ma è prescritto bisogna cambiare le regole del gioco sulla prescrizione. Ci sono dei dolori che non hanno tempo. Dobbiamo far in modo che i processi siano più veloci, e dobbiamo cambiare la prescrizione".
Sulle ventilate dimissioni di Giorgio Napolitano, Renzi ha detto che è "nel pieno diritto'' del Presidente della Repubblica ''lasciare prima del tempo, ma deciderà lui''. ''A me farebbe piacere che restasse il più possibile''. In ogni caso Giorgio Napolitano avrà la ''gratitudine di tutti gli italiani''. Invece di tirare Napolitano per la giacchetta è meglio varare le riforme per rispondere ai suoi appelli, continua Renzi. "Il presidente della Repubblica è un galantuomo di grande levatura, nel 2013 tutti i partiti politici nell'incapacità di
trovare un successore lo hanno pregato di avere un nuovo mandato, lui ha accettato, ha fatto un discorso durissimo sulla necessità di fare le riforme e tutti hanno applaudito. Quando dico che bisogna fare la legge elettorale e le riforme velocemente è perché se quel messaggio di Napolitano deve essere preso sul serio, il presidente della Repubblica ha il diritto di vedere il Parlamento discutere le riforme".
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