Alluvionati e tassati
Chirurgici come cecchini ieri Libero e Panorama hanno assestato un colpo ferale all’idea governativa di creare un sistema assicurativo universale contro le calamità naturali: pagherete altre tasse. Ma la polizza e la tassa sono cose diverse: bisogna spiegarlo bene.
Chirurgici come cecchini ieri Libero e Panorama hanno assestato un colpo ferale all’idea governativa di creare un sistema assicurativo universale contro le calamità naturali: pagherete altre tasse. Ai vertici dell’esecutivo, in realtà, non c’è chiarezza sul da farsi. Le dichiarazioni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio – “si ragiona sull’ipotesi di un’assicurazione obbligatoria” – sono da leggere come voce dal sen fuggita che le truppe renziane a Palazzo Chigi si sono affrettate a smentire: “Non c’è alcuna ipotesi, siamo contrari a nuove tasse, non ci sarà un’altra Imu”, riporta il sito formiche.net. La proverbiale pezza più grande del buco: pronunciare la parola “tasse” in questo ambito è un boomerang, per di più fuorviante.
Un’assicurazione universale obbligatoria o semi-obbligatoria – se ne discute da vent’anni – non comporta necessariamente un aumento della pressione fiscale. Dipende dal criterio, ma in linea di principio si tratta di spalmare il rischio catastrofale sulla totalità dei cittadini col risultato di abbassare il costo medio della polizza per tutti (e magari renderlo deducibile dalla dichiarazione dei redditi). Sono oltre l’80 per cento i comuni a rischio e, secondo l’Associazione delle imprese assicuratrici (Ania), assicurare un’abitazione di 90-100 mq costerebbe in media 100 euro l’anno. Ovvio ci sono obiezioni (perché chi abita in Brianza dovrebbe pagare chi dorme sotto il Vesuvio?), controindicazioni (chi garantisce che i premi non aumenteranno senza controllo?) e perplessità (è comprensibile la diffidenza verso le assicurazioni nel paese meno assicurato d’Europa dove il costante rincaro dell’obbligatoria Rc Auto è odioso e odiato). Tuttavia sarebbe un sistema basato sulla mutualità sperimentato in ventuno paesi industrializzati: pagare tutti per pagare meno e soprattutto ricostruire in fretta. E poi la riscossione del premio è certa e puntuale. Se vogliamo parlare di tasse e calamità allora guardiamo ai balzelli delle accise sulla benzina, aumentate sempre ma senza criterio all’indomani dei terremoti: soldi dei cittadini “motorizzati” che non hanno sistemato né L’Aquila né l’Irpinia. “Se finora la politica non s’è mossa – dice al Foglio Antonio Coviello esperto di assicurazioni del Cnr – forse è perché sul fiume di soldi pubblici elargiti per le calamità non c’è controllo e fa comodo a molti. Il problema è che i soldi sono finiti”.
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