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Lasciate stare la prescrizione

Redazione

La rabbia delle vittime della strage di Casale Monferrato cui una sentenza di prescrizione ha negato, oltre tutto, anche i risarcimenti dovuti è comprensibile e pienamente giustificata. Invece lo è assai meno la schizofrenia dei commentatori che oggi imprecano contro l’istituto stesso della prescrizione.

La rabbia delle vittime della strage di Casale Monferrato cui una sentenza di prescrizione ha negato, oltre tutto, anche i risarcimenti dovuti è comprensibile e pienamente giustificata. Invece lo è assai meno la schizofrenia dei commentatori (a parte un magistrale Cesare Mirabelli sul Messaggero) che oggi imprecano contro l’istituto stesso della prescrizione definita come una tomba della giustizia, mentre contemporaneamente sostengono, più fondatamente, che una giustizia troppo ritardata è una giustizia negata. La prescrizione è una garanzia contro le persecuzioni giudiziarie di durata illimitata, impone alla magistratura inquirente un limite ragionevole, connesso alla dimensione della pena prevista per il reato contestato. Se Raffaele Guariniello ha sbagliato scegliendo di perseguire il responsabile dell’avvelenamento da amianto per un reato a rischio prescrizione, magari per affermare una giurisprudenza ambientale creativa, una parte non piccola della responsabilità del fallimento dell’azione giudiziaria è sua, non di una norma giusta che fornisce garanzie indispensabili.

 

Se c’è invece da correggere qualcosa, forse, è il sistema italiano che fa dipendere i risarcimenti essenzialmente dalla condanna penale, mentre in altri ordinamenti, come quello americano, i due procedimenti, quello civile e quello penale, possono svolgersi parallelamente. Nel caso che ha suscitato tanta giusta indignazione, il fatto più grave è che non venga almeno economicamente risarcito il danno subìto, indiscutibile, mentre la responsabilità dell’imputato, che richiede la prova della sua consapevolezza del carattere letale della lavorazione dell’amianto, deve essere dimostrata, come sempre, “oltre ogni ragionevole dubbio” e anche in tempi ragionevoli, com’è tuttora giusto che sia.

 

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