Nel Washington Post targato Amazon ci sono una app e le idee (ma il giornalismo?)
Il primo frutto compiuto del nuovo corso al Washington Post è una app che mostra per la prima volta il futuro che Jeff Bezos ha in mente per il giornale, sarà installata in ogni ereader Kindle e gratuita per il primo anno. Ecco il dogma di Bezos: cercare di raggiungere una platea di lettori la più ampia possibile anche se c’è da perderci.
Roma. Al Washington Post lo chiamavano “Project Rainbow”, e come tutti i piani di Jeff Bezos è stato sviluppato in segreto. Le prime indiscrezioni sono arrivate il mese scorso, raccolte su Businessweek da quel Brad Stone che di Amazon è diventato quasi il biografo (non ufficiale, più spesso osteggiato), ma l’annuncio è di giovedì. Il primo frutto compiuto del nuovo corso al Washington Post è una app che mostra per la prima volta il futuro che Jeff Bezos ha in mente per il giornale – un futuro in cui il Post sarà un prodotto Amazon. E’ una questione di cultura aziendale, anzitutto: da mesi nella redazione del Post non si fa che confabulare di “sovraccarico cognitivo” (il numero di decisioni che un consumatore deve affrontare per ottenere il prodotto che vuole), di “strategia del primo giorno” (ogni giorno deve essere trattato come il primo della compagnia), di “concentrarsi su quello che si può controllare”. Sono tutti slogan nati tra i corridoi della sede di Amazon a Seattle, che Bezos sta impiantando a Washington. “Dopo moltissime conversazioni con Jeff abbiamo come assorbito queste cose per osmosi”, ha detto il direttore del WaPo, Martin Baron, al New York Times, che ha scritto un pezzo pieno di confidenze dei giornalisti del suo concorrente.
La nuova app del Washington Post riflette questi cambiamenti, anche perché Bezos ha controllato il suo sviluppo in maniera ossessiva. “Parliamo con lui in continuazione”, ha detto il capo della tecnologia al Post, Shailesh Prakash, ancora al New York Times. “E’ il nostro miglior collaudatore”. Bezos ha comprato il Washington Post nell’estate del 2013 per 250 milioni di dollari come investimento personale, ma ha iniziato solo da poco a plasmare il giornale a suo piacimento. La nuova app sarà disponibile, almeno all’inizio, solo sui tablet Kindle prodotti da Amazon. Sarà aggiunta automaticamente a tutti i device, come ha fatto Apple con l’ultimo album degli U2 su iTunes. Per i primi mesi gli utenti Amazon potranno leggere il WaPo gratuitamente, poi per una cifra irrisoria (meno di 5 dollari al mese; il New York Times costa quattro volte tanto, il Wall Street Journal ancora di più). E’ un altro dogma di Bezos messo in circolo: privilegiare la crescita sui guadagni, cercare di raggiungere una platea di lettori la più ampia possibile anche se c’è da perderci (prima di Bezos l’ordine era invece di concentrarsi sulla politica washingtoniana). Quasi tutte le ultime assunzioni fatte al WaPo sono legate alla nuova app, che avrà un team di 16 persone che riscriverà e rititolerà gli articoli del giornale cartaceo per renderli “più di impatto”. Ci saranno due edizioni, una alle cinque del mattino e una alle cinque del pomeriggio.
[**Video_box_2**]Ma in mezzo alle nuove parole d’ordine, alla nuova cultura aziendale e alla nuova spinta digitale del WaPo, nelle comunicazioni fitte fitte che intercorrono tra la redazione washingtoniana e il patron di Amazon manca una cosa. C’è la strategia, ci sono i numeri e le statistiche, non c’è il giornalismo. Nel WaPo targato Amazon, a giudicare da queste prime notizie che trapelano, l’attenzione sul prodotto, che in fondo sono gli articoli scritti dai giornalisti, è tralasciata in favore del modello di distribuzione. E’ comprensibile, perché è esattamente quello che succede dentro ad Amazon, la libreria più grande del mondo dove però non si parla mai di letteratura, solo di marketing e logistica. Lo stesso Bezos, scriveva George Packer sul New Yorker, non si occupa di libri, e quando li consiglia ai dipendenti sono sempre saggi o manuali, mai romanzi. Il nuovo Post targato Bezos sarà un prodotto interessante, e a giudicare dall’eccitazione di chi ci lavora c’è molto più della nuova app in arrivo. Ma ancora bisogna capire se la nuova redazione sarà il paradiso dei giornalisti, o dei programmatori informatici.
Il Foglio sportivo - in corpore sano